«È morto, non si può giocare». Tre le 19,30 e le 20,00, Napoli-Fiorentina deve ancora cominciare e gli ingredienti della miccia che deve far saltare lo stadio già sono nelle mani dei suoi incendiari. Il clima è surreale, le due curve sono già strapiene ma quella occupata dai napoletani è in silenzio e senza bandiere al vento. Qualcosa non va. Le notizie che arrivano dall’esterno hanno il sapore della polpetta ben macinata. Dicono: «Il tifoso è morto ma non vogliono dircelo». La conseguenza è che la gara non può essere giocata. Il capo-ultrà Gennaro De Tommaso, ma ormai per il mondo intero Genny ’a Carogna, comincia a segnalare ai dirigenti del Napoli che vuole un colloquio con il capitano Hamsik. Il tam tam nello stadio parla di una richiesta: parlare e chiedere lo stop della gara oppure lasciare la curva. Il clima è surreale: la curva viola inizia i suoi canti, quella azzurra tace. Inizia il riscaldamento. C’è fermento, però, nei pressi del cancello. La trattativa ha inizio: Formisano, il direttore generale del club, De Matteis, il team manager e Cassano, altro dirigente della società responsabile della biglietteria, fanno da tramite nella richiesta. Marek si dice subito disponibile ad incontrare i tifosi ma il questore di Roma, Massimo Maria Mazza e il capo della Digos, Diego Parente dicono di attendere. Passano i minuti e si formano due gruppi: uno sul campo e l’altro in tribuna. De Laurentiis lascia la sua postazione per avviarsi verso i posti occupati da Beretta, Malagò, Abete. Arriva anche Della Valle e quando sono da poco passate le 21 il premier Renzi. Il gruppo parla a lungo, in campo tutto è fermo in attesa che qualcuno decida. Verso le 21,14 il presidente azzurro scende negli spogliatoi e Hamsik va verso la Curva. Ha la risposta che i tifosi vogliono: «Ci hanno detto che il ragazzo è vivo, è grave ma non è morto». Il giovane slovacco è travolto da qualcosa di enorme, di molto più grande di lui. Al suo fianco il ds Bigon, Formisano e Cassano. La Curva «scaccia» lanciando fumogeni e petardi il codazzo di steward (altro motivo per cui il Napoli rischia pesanti sanzioni): gli uomini della Digos presidiano il colloquio che dura 8-10 interminabili minuti. Hamsik, alla fine, corre velocemente verso lo spogliatoio. Intanto la Digos sposta i capi delle due tifoserie frettolosamente in un’area riservata dello stadio: mimetizzati da felpe con cappuccio, nel faccia a faccia, i viola danno la loro solidarietà. C’è una sorta di via libera. Le squadre continuano il riscaldamento nel sottopassaggio: alle 21,25 viene fissato l’ora del nuovo calcio d’inizio. La polizia in assetto anti-sommossa resta all’esterno.
Fonte: Il Mattino
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