Una città, un popolo, una squadra. Nel sottotitolo de “Le leggende del Napoli” (ed. Diarkos-Mondadori – in libreria dal 1 dicembre), scritto dal giornalista Angelo Rossi, c’è il senso di quasi un secolo di amore continuo tra la squadra e la città. Napoli e il Napoli, passando attraverso i napoletani: nessun club vanta un intreccio così solido, viscerale ed eterno come quello nato sotto il Vesuvio quasi un secolo fa. Il fenomeno ha una sua logica: a differenza di Milano, Torino, Roma, Genova (e finanche Verona) Napoli è l’unica grande città ad avere una sola squadra. Due scudetti, cinque Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, milioni e milioni di tifosi sparsi per il mondo: parliamo della squadra meridionale più titolata a livello nazionale e internazionale e, con settantasei partecipazioni, anche la più presente nei campionati di serie A. Da Sallustro a Mertens incrociando Vinicio, Sivori, Juliano, Pesaola, Ferrara, Careca, Maradona, Hamsik, Cavani, ecco la storia azzurra raccontata con aneddoti e gesta dei suoi simboli più rappresentativi. Il più grande di tutti i tempi, Re Diego, una volta disse: “Se non giochi nel Napoli e non conosci la pazzia della sua gente per la squadra, non puoi sapere cos’è il calcio”. Passione, sogni, speranze, miracoli e delusioni: il Napoli è Napoli e viceversa. Una città, un popolo, una squadra. Non è un nuovo libro sulla storia del club, perché ci sarebbe stato poco da aggiungere rispetto a quanto hanno tramandato i maestri del passato, ma una fotografia sui grandi uomini che hanno contribuito a crearne la storia, alimentarne il mito e viverne la leggenda. È difficile raccontare Napoli attraverso il Napoli. “Una città, un popolo, una squadra” è un concetto nato dall’intuizione del suo fondatore Ascarelli e sviluppatosi fino a diventare eterno. Il presidente mecenate acquistò campioni, ingaggiò un allenatore di fama europea, costruì il primo stadio per avere sempre Napoli a fianco del Napoli, per crescere insieme e magari vincere. Lasciò una traccia indistruttibile, indicò la strada percorsa poi dalle “nostre” leggende, comprese che la città ti fa vivere all’infinito quel sogno. Un teorema più attuale che mai, trasformato novant’anni dopo da Rafa Benitez nel meraviglioso proclama ai tifosi: “procediamo sempre spalla a spalla”.
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