Il sasso nello stagno Aurelio De Laurentiis lo lancia da tempo: la serie A nei numeri dovrebbe ridimensionarsi. Il calcio italiano non è mai stato troppo forte in matematica e sugli organici i discorsi sono stati sempre molto aperti. Qualche passo in avanti, a volte uno indietro, infine due in più, sotto la pressione di Gaucci e dei tribunali. La serie A attuale non è figlia di una programmazione, è il prodotto di una necessità: uscire in qualche maniera dalle strettoie del famoso «caso Catania», dalle sentenze della giustizia amministrativa che spostavano continuamente la prospettiva. L’attuale torneo è nato dall’esigenza di dare una parvenza di organicità all’emergenza. Probabilmente, in quei convulsi mesi estivi di un decennio fa non si poteva fare diversamente. Ma adesso le cose sono cambiate. Ci si può mettere intorno a un tavolo e ragionare con tranquillità, prendendo atto che da allora molte cose sono cambiate e diverse conseguenze non completamente positive sono state determinate da una scelta adottata sotto la pressione dell’emergenza.
EUROPA – Il discorso di De Laurentiis ha come punto di riferimento l’Europa. Il calcio italiano, negli ultimi anni, nelle coppe ha faticato. Le nostre squadre hanno pagato l’eccesso di impegni anche perché le mutate situazioni economiche hanno obbligato i club a costruire le «rose» in maniera diversa. Passati i periodi dell’abbondanza, adesso bisogna fare i conti con una certa austerità. Un certo alleggerimento degli impegni nazionali, potrebbe agevolare prestazioni migliori a livello continentale. E sui bilanci delle squadre l’Europa incide in misura significativa (tra i venticinque e i trenta milioni). E’ evidente che è un aspetto del problema. Ma non secondario perché oggi la qualità di un campionato è in qualche misura la diretta conseguenza dei risultati che si raggiungono nelle coppe; la «spendibilità» del torneo sui mercati stranieri dipende dalla visibilità che i club conquistano in Champions (e solo in parte in Europa League). La salvaguardia della competitività europea si trasforma in un beneficio per tutti.
COMPETITIVITA’ – Ma l’allargamento della serie A ha prodotto conseguenze anche sulla qualità del torneo. Con venti squadre ai nastri di partenza si è venuto a creare un baratro tra le prime e le ultime tanto è vero che con crescente difficoltà le neo-promosse riescono a salvarsi. Il campionato di A è la somma di tre campionati e quello delle ultime sei, sette squadre non ha nulla a che spartire con quello delle prime sei, sette. Un organico più contenuto probabilmente ridurrebbe queste distanze, aumentando la competitività (e la qualità) del torneo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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