E allora, quanti sono? E allora come è andata? Da sballo, delirio. Undueetre, il Napoli sbanca San Siro. La festa che non è mai finita, si rianima e da Milano zona San Siro riprende la sua corsa. Sembra il San Paolo, la musica di sottofondo è quella di casa ohi vita ohi vita mia. Compare uno striscione «Scrivo Napoli, leggo amore » e dice tutto. Il terzo anello, il « secondo » rosso: Napoli è ovunque e in uno stadio (nero)azzurro, l’esodo di massa è canticchiato da un coro che s’impossessa ben presto di San Siro e confonde le idee. Quattromila biglietti venduti per lo spicchio di terra che sta tre metri sotto il cielo, ma mischiati – genuinamente, maglia ufficiale addosso e sciarpa al collo – c’è l’universo partenopeo che non ha l’obbligo di starsene lassù, che ha residenza altrove, che insomma può.
BENVENUTI AL NORD – Agropoli, quattro passi da Castellabate, il set di Bisio & Siani, c’è: è approdata a Milano con lo striscione d’ordinanza e un gruppo di fedelissimi incuranti del sole, del mare, dell’ultimo rigurgito d’estate per farsi mille chilometri e non perdersi la partitissima. Ma c’è anche Jesi e poi Prato, e ancora Bologna, e ovviamente Cuneo, e manco a dirlo Milano. E obbligatoriamente Castiglione delle Stiviere: c’è la nostalgia, perché serate come queste s’attaccano alla pelle, riportano indietro nel tempo, lasciano assaporare i profumi di casa.
« Ma quanti saremo? ». La domanda sorge spontanea ben prima che cominci la nottata e si propaga ora dopo ora come un tam tam quando il Napoli entra sull’erba dello stadio per riscaldarsi, quando le squadre si presentano per avviarsi al confronto, quando le voci si accavallano e la maggioranza interista avverte la resistenza di quesi sei-(sette?) mila che hanno scelto il «Meazza» come salotto per il loro sabato.
SOUND – E’ una partita che, nel suo piccolo, diviene un evento: Tullio de Piscopo ha mollato le percussioni e s’è catapultato allo stadio, trascinato dalla travolgente spensieratezza d’una squadra che – vada come vada non si risparmia mai. « E che quindi va assecondata con affetto. Non me la potevo perdere…. ». Musica a San Siro, ma anche le luci della ribalta.
E PER STRADA – Via Ugo Foscolo, nei pressi del Duomo: alle due del pomeriggio, da Fresco, ristorante & pizzeria di chiarissime e dichiarate origini, è già tutto esaurito, pure là, e Antonio Fantini, ch’è il patron di questa enclave, ha frasi di circostanza che smascherano la delusione per non poter accontentare tutti. « E ci saranno le bandiere lungo la strada. Sarà un piccolissimo San Paolo » . Diego li guarda da un quadro enorme: la memoria è un bene prezioso.
IN VOLO – La stima è approssimativa e per difetto, ma Napoli s’è messa in moto ( direzione San Siro) all’alba: alle nove e quaranta, volo Alitalia da Capodichino, pochi posti vuoti e gli altri occupati dalla fede di chi ha scelto di dedicarsi un blitz ormai classico, di starsene accucciato in questa favola e non perdersi neanche una puntata. E poi, of course, in treno e in auto e in furgone e in pullman; e, quando Inter- Napoli deve ancora prendere a calci il pallone, le richieste per Monaco, 2 novembre, un mese esatto, ma una febbre talmente alta da far immaginare che la festa continui, arrivano una dietro all’altra. Poco meno di centocinquantamila spettatori tra il Milan, la Fiorentina e il Villarreal; e, poi, tutti in fila, religiosamente, in tremila a Manchester, in sei-( sette?) mila a Cesena, in tre-(quattro?) mila a Verona. Napoli è già in Baviera, con San Siro che intanto è lì….
CHE ROBA! – Si gioca. Si corre e si soffre. I minuti volano, lo stadio è una bolgia. Manca un soffio alla fine del primo tempo. Rigore per il Napoli. Tira Hamsik, Julio Cesar prende quel pallone, Campagnaro è a due passi, lo recupera e mette dentro. Urlano dal terzo o dal secondo anello, ma che differenza fa… Il Napoli è in vantaggio. Il gioco si fa duro, c’è nervosismo. Ma c’è partita. Nella ripresa sono cori e bandiere, emozioni e sogni che si intrecciano, l’eco sembra uno solo. Ma non può davvero essere? Dieci minuti e poco più, esce uno, entra l’altro, è il primo di ottobre, cioè ieri, Mazzarri fa 50 anni, e perché non festeggiare… Sì sì, siamo a ottobre ma l’urlo stavolta dice chiaro: Maggio! Segna lui, in corsa, rubando tempo e pallone a tutti. Dentro ne ha tanta di energia. Corre e fa 2- 0. Non è finita. Perché Hamsik quel rigore parato non l’ha preso bene e allora il folletto slovacco si prende il posto che merita nel tabellino e nella notte di San Siro. Che è fatta per sognare.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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