Dopo la sconfitta del Napoli per 3-0 a Firenze lo Scudetto ha preso, quasi del tutto in maniera definitiva, la via di Torino (sponda Juve) per il settimo anno consecutivo. E’ stato un anno intenso e passato per molto tempo in testa alla classifica (cosa che a Napoli non accadeva dai tempi di Maradona) pieno di gioie, esultanze e con poche ma forti delusioni.
Il fatto più eclatante della stagione 2017/18 è la simbiosi che si è venuta a creare tra la squadra di Sarri e la città di Napoli.
I giocatori azzurri hanno capito cosa significhi indossare la maglia del Napoli, hanno capito che rappresentare il Napoli vuol dire prendersi offese beceri come i vari ”Lavali col fuoco” ”Benvenuti in Italia” e ”Colerosi” inoltre hanno capito che con quella maglia azzurra non si appartiene solo a una squadra, ma si appartiene ad una comunità intera che per secoli è stata bistrattata ed etichettata troppo facilmente con luoghi comuni.
Allo stesso tempo, i tifosi partenopei hanno capito che questa squadra è andata oltre le sue potenzialità perché combattere punto a punto con una corazzata tecnica ed economica come la Juve è stata una vera e propria impresa sportiva.
Molti hanno criticato i prematuri festeggiamenti avvenuti dopo la vittoria del Napoli a Torino, ma non sanno che il popolo napoletano è sceso solo in strada a urlare il proprio amore verso la squadra del cuore. Perché battere la Juve è come se per una volta la città di Napoli battesse il Nord più ricco e potente, è come se gli indiani battessero i soldati statunitensi nei film western ed è come se l’operaio battesse l’imprenditore.
Quest’anno la piazza di Napoli ha mostrato una maturità inaspettata: ci sono stati pochi voli pindarici, pochi sbalzi d’umore. C’è stato solo un lungo abbraccio alla squadra durato un’intera stagione. Si può dire che non è ancora abbastanza, si può dire che c’è ancora troppa pressione e passione ma come si fa a fermare una fame di vittorie di un popolo, come si fa a bloccare un amore incondizionato verso una squadra? Semplice, non lo si può fermare ma solo accompagnare e indirizzare alla ”conquista del palazzo”.
La differenza tra Juve e Napoli è questa: i tifosi bianconeri festeggeranno al massimo mezza giornata il raggiungimento del traguardo storico del settimo scudetto consecutivo mentre i napoletani avrebbero festeggiato per settimane, mesi e forse anche anni. Si dice che questa non è una mentalità vincente, ma come si fa ad avere una mentalità vincente se si viene continuamente messi da parte.
Certo, sono discorsi che c’entrano poco con il calcio ma per il napoletano il calcio è un mezzo per urlare al mondo ”Io ci sono” e quest’anno grazie a questa squadra lo si è urlato a petto in fuori e con un sogno nel cuore…
A cura di WILLIAM SCUOTTO
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