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Un pericoloso tormentone poi Petrucci forza la mano

Un fuoco incrociato di accuse velenose ha infiammato la lunga vigilia della finale di Coppa Italia, trasformandola quasi in un inferno. Ogni giorno, una bagarre. Una sorta di resa dei conti tra Lega Calcio e Coni (e nel mezzo la Figc) scatenata dalla voglia del patron azzurro Aurelio De Laurentiis di spostare altrove, magari a Milano, la sede della sfida del 20 maggio. Juventus e Napoli si contenderanno il trofeo tricolore all’Olimpico. Così come previsto la scorsa estate e così come succede ormai regolarmente dal maggio del 2008 per consentire la presenza del presidente della Repubblica, a cui la Coppa Italia è dedicata. A tal proposito il Quirinale dalla vicenda è rimasto ovviamente fuori: non si sa ancora chi consegnerà la Coppa del Presidente al capitano della squadra vincitrice, perché il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha un impegno istituzionale e non potrà essere presente allo stadio. Come lo scorso anno, quando toccò al presidente del Senato, Renato Schifani consegnare la Coppa a quelli dell’Inter. Che, ironia della sorte, avevano appena battuto il Palermo, la squadra del cuore della seconda carica dello Stato.
La giornata di ieri è stata un interminabile sequenza di annunci, ripensamenti, parole piccate, frasi risentite e persino turbolenti. In certi momenti, la vicenda è sembrata scivolare sul grottesco quando è prima arrivato l’annuncio che sembrava definitivo da parte di Petrucci («Trovatevi un’altra sede», aveva sentenziato il numero uno dello sport italiano rivolgendosi a Beretta) per poi giungere a una brusca inversione di marcia dopo aver frettolosamente ricucito lo strappo con il presidente della Lega Calcio. «Abbiamo trovato l’accordo, si gioca all’Olimpico», ha detto Beretta.
E l’accordo, ovvio, riguarderebbe i biglietti. Ma anche a chi tocca fornire steward, raccattapalle, ambulanze, eccetera. Napoli e Juventus (che si spartiranno con quote del 45 per cento l’incasso complessivo) avrebbero già chiarito alcuni aspetti intoccabili: prezzo minimo in curva non inferiore ai 30 euro (il doppio dell’anno scorso per Inter-Palermo), riduzione dei settori dove vendere biglietti ridotti, prezzi superiori ai 100-150 euro per le tribune Monte Mario e Tevere.
È stata anche una giornata di tante, tantissime telefonate. Da parte delle «colombe» del Coni che ricordavano all’eterno dimissionario Beretta e ai suoi agguerriti «falchi», ovvero i grandi patron della serie A, che la sede è stabilita da tempo e che è già stato invitato il presidente della Repubblica con una lettera inviata dalla Lega al Quirinale tre mesi fa. Il Napoli, ovviamente, ha insistito, ha provato a battere i pugni sul tavolo. De Laurentiis ha tuonato con i suoi. «Nessuno prende decisioni per conto mio», ha urlato ai fedelissimi. È una questione non solo di principio, ma soprattutto di biglietti e di tessera del tifoso. Ad appoggiarlo nella battaglia contro il Coni un inatteso alleato: Claudio Lotito. Il presidente della Lazio ha ricordato che lo scorso anno lo stesso Petrucci aveva minacciato di non dare l’Olimpico in caso di accesso alla finalissima della Lazio, con cui il Coni aveva un contenzioso milionario. Il muro del «no» a fine giornata cade: la Lega decide di mettersi da parte dopo che anche Andrea Agnelli si sfila. A quel punto la scelta è fatta. E De Laurentiis si regala una serata al Sistina dove è in scena lo spettacolo di Siani.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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