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Un Napoli troppo brutto per essere vero: tanti errori e troppi limiti

Il napoletano non frena la propria gioia, giustamente, e corre a offrirsi all’abbraccio dei suoi compagni e al tripudio della sua panchina. E il gelo scende sullo stadio, perché quel napoletano gioca nella squadra sbagliata, quella senza maglia azzurra. Un copione già visto, per la verità, a queste latitudini in cui nessuno è profeta in patria e chiunque è meglio dei nativi. Il gol splendido di Gennaro Sardo marchia la partita, fino a quando in un concitato finale un tiro alla cieca di Albiol rotola, piuttosto fortunosamente, in fondo alla stessa rete bucata dal terzino clivense nel primo tempo. E in mezzo, tra le due segnature, nella serata che doveva essere quella del rientro di Hamsik, mai visto giocare così male, del debutto dell’unico acquisto invernale Jorginho (solo il compitino, terrorizzato dal poter sbagliare il primo passo), del marchio del Pipita, più moscio del solito, della conferma di Mertens, una squadra che mette in scena una prestazione dolorosamente scadente.

Se i tifosi, al solito sciamanti in enorme quantità nonostante il sabato pomeriggio, avevano ancora qualche dubbio, questo è stato fugato in maniera talmente inequivocabile da lasciar pensare, o forse sperare, che Benitez abbia voluto mandare un messaggio subliminale alla società. Un messaggio che è un grido d’aiuto. La scarsissima qualità di due esterni, il bolso Reveillere costretto peraltro a giocare dal lato sbagliato e il muscolare Maggio che da anni non salta l’avversario se non in corsa, l’ormai endemica incapacità di verticalizzare dei centrocampisti, lenti e tecnicamente scadentissimi, rendono il possesso palla azzurro uno sterile esercizio orizzontale; e contro le squadre che si difendono (giustamente) in dieci, anche i frizzanti trequartisti diventano inutili.

Questo è stato il triste spettacolo offerto ieri al San Paolo, quello di un Napoli troppo brutto per essere vero, troppo involuto e balbettante per essere una compagine in grado di dire la sua per le tre competizioni in cui è ancora in corsa. Abbiamo letto che al termine dell’allenamento di rifinitura, Benitez ha lasciato giocare i propri calciatori al tiro alla traversa, con premi virtuali in palio a chi colpisse più volte il legno dal limite dell’area; dev’essere stato un allenamento riuscitissimo, vista l’attitudine a colpire i pali mostrata ieri dagli attaccanti azzurri. Ma forse era tutto previsto, tutto appositamente organizzato.

Si spera, dicevamo, perché se così non fosse, stavolta anche l’indiscusso tecnico spagnolo diventerebbe discutibile. Perché ci si dovrebbe chiedere come si possa rifiutare, come sembra sia successo, Antonelli e Astori per esibire il trentaquattrenne francese fermo da un anno o l’inguardabile Britos, gelati nel presidiare un lato difensivo in cui l’amabile Sardo, non Garrinhca, non Butragueno, ma Sardo, si è comodamente introdotto senza chiedere permesso per realizzare il suo bel gol. Ma siamo sicuri che Benitez sia perfettamente a conoscenza della situazione, capendo di calcio immensamente più di ognuno di noi tifosi; e che quindi l’ultima settimana di mercato riserverà una girandola di colpi eccezionali, che solleveranno di diversi piani la qualità complessiva della squadra.
Perché sarà così, vero?

Fonte: Il Mattino

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