REGGIO EMILIA – Due gol, una traversa, nove occasioni tutte piuttosto nitide per un totale di venti conclusioni con varia fortuna, alla fine non sono rimaste ombre sulla vittoria del Napoli, schiacciante nei numeri (lo striminzito 2-0 era frutto solo delle prodezze di Pegolo) e nel gioco. Ieri, nello stadio di Reggio Emilia, si sono affrontate due squadre appartenenti a categorie diverse: il Napoli, che non lotta per lo scudetto solo perché la Juve è a sua volta di un’altra categoria, e il Sassuolo che se non si rimette in sesto (è arrivato alla quinta sconfitta consecutiva, le prime due con Di Francesco, le ultime tre con Malesani), se non ritrova l’idea di squadra (che è tutta nuova, non va dimenticato) non riuscirà a lottare fino alla fine nemmeno per la salvezza.
NOTIZIE AZZURRE – Nella terza vittoria consecutiva (8 gol divisi fra Milan, Roma in Coppa Italia e Sassuolo) c’erano altre notizie incoraggianti, per Benitez ma in parte anche per Prandelli: il 3° posto ora quasi sigillato con il raddoppio di punti (da 3 a 6) sulla Fiorentina, il ritorno alla loro reale dimensione di Hamsik e Maggio, la seconda splendida rete in campionato di Insigne dentro a una prestazione vecchia maniera e la conferma che l’acquisto di Ghoulam è indovinato.
Se è vero che a Malesani mancava una squadra intera fra squalifiche e infortuni, è vero pure che Benitez non poteva contare sulle due menti del centrocampo, Inler e Jorginho, oltre a Callejon e il solito Zuniga. Ma se Hamsik, primo riferimento di Dzemaili in versione regista, è così dentro al ruolo di trequartista, diventa facile per il Napoli costruire un’occasione dietro l’altra; se Maggio spadroneggia sulla fascia come faceva un tempo, la manovra diventa arrembante; se Insigne vola, come volava soprattutto nella ripresa, il Napoli davanti non ha freni, nemmeno quando, come ieri, Higuain non centra il bersaglio; e infine se Ghoulam riesce a trasformare in oro (primo gol) anche una punizione sbagliata di Mertens, allora la partita è proprio una festa.
SOLO NAPOLI – Per 70 minuti c’è stato solo il Napoli, nelle cui gambe non si avvertiva la fatica della Coppa Italia. Il Sassuolo, nonostante il tridente schierato da Malesani, era sempre tutto dietro al pallone per la feroce pressione degli avversari, che recuperavano palla in modo rapido grazie soprattutto a Behrami: 10 più Pegolo, l’unico vero nemico dell’attacco napoletano. Gli emiliani non riuscivano a tagliare i rifornimenti di Hamsik che trovava di continuo il tempo e il modo per concludere senza avversari addosso. I primi tre tiri (tutti fuori, anche se di poco) sono stati di Marek. Intorno a lui, il Napoli montava come un’onda su cui un abile surfista come Insigne iniziava a fare le piroette, mentre sull’altro versante Mertens quasi affondava con la sua tavoletta. Onde alte a destra, mare piatto a sinistra. Poi, quando i due si scambiavano i fianchi, anche il mare cambiava.
SARACINESCA PEGOLO – Il portiere di Malesani stava parando di tutto, compreso un tiro da un metro e mezzo di Higuain, ma non poteva arrivare sul sinistro di Dzemaili, pizzicato al limite dell’area da un cross in… rincorsa di Ghoulam, schizzato come una freccia su una punizione quasi fuori misura di Mertens, e sporcato da Hamsik. Il Sassuolo ha iniziato a giocare, o almeno avrebbe voluto iniziare se Insigne non lo avesse schiantato col 2-0 all’11’ del secondo tempo. Un tempo erano i gol alla Del Piero, adesso sono i gol alla Insigne, con quel tiro che gira intorno alla mano protesa e disperata del portiere (Pegolo nell’occasione). La rete di Lorenzino (che aveva puntato il suo amico Cannavaro ed evitato il recupero di Antei) era nata da un assist di Hamsik che a sua volta aveva sfruttato un probabile errore di Calvarese: Behrami aveva fermato Berardi con un fallo e da lì era nata la ripartenza.
UN PO’ DI SASSUOLO – La partita è finita sul 2-0 dopo un’ora, anche se il risultato poteva essere molto più ampio con la traversa di Dzemaili e le palle-gol sbagliate in contropiede da Insigne, Pandev e Mertens, o intercettate da Pegolo. Il Sassuolo, cercando di attaccare, doveva concedere per forza un po’ di campo. I cambi di Malesani, prima Zaza e poi Chibsah, avevano prodotto almeno un recupero d’orgoglio e rivitalizzato un po’ la squadra. Proprio quei due hanno fatto paura per la prima volta a Rafael, protagonista poco dopo dell’unica vera parata su tiro di Sansone.
Fonte: Corriere dello Sport
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