“Give me five”. Dammi il cinque. E lui era già lì. Col piede pronto, come fosse il palmo della mano. “Give me five”. “All right”. Higuain il Jovanott(o)i napoletano. Cinque giornate di fila. Segnando sempre, in tutti i modi e più degli altri. Nessuno come Pipita negli ultimi ventotto giorni. Sette reti in campionato, e potevano essere anche di più. Il rigore di Bergamo, qualche bandierina di troppo tirata su e un po’ di parate e pali sparsi. Pipita settebellezze. Più degli altri dall’ottava giornata in poi. Più di Tevez, il capocannoniere. Più di Callejon. Che è a otto reti e senza mai andare dal dischetto. Ma l’ultimo l’ha segnato con la Roma. Si è fermato. Pipita no. Va come un treno. E fa la sua corsa. Pure quando il Napoli rallenta, lui accelera. Non si tiene. Ha mollato il freno il ventisei ottobre contro il Verona e da lì è un frecciazzurra. Basta lanciarlo. La catapulta col Cagliari, l’ha fatta Ghoulam. L’algerino l’uomo dello schema alternativo, le mani dell’assist che non ti aspetti. Esclusivo. Fallo laterale, quaranta metri di getto e difesa spiazzata. Era accaduto già a San Siro con Callejon. Stavolta, ecco il Pipita. Scatto, guizzo e palla in rete. Sette gol in cinque partite. Uno dietro l’altro. Con la potenza di chi neanche sembra doversi sforzare. Quasi per inerzia. Per fisiologica superiorità rispetto agli altri. Per quel suo essere top player naturalmente. Il “vero nueve” coi piedi del 10. La sintesi del centravanti moderno. Se c’è, se è la sua giornata …parti 1-0. Un golletto lo fa sempre. Se no, bene pure un assist. Quattro quelli stagionali. Preferibilmente d’esterno. Comunque di classe. La qualità è il suo copyright. Gonzalo Higuain il bello del calcio. Trentaquattro gol da quand’è a Napoli. Dieci già questa stagione. Con la lode, ovvio.
GIURIA POPOLARE. E pure il bacio della giuria popolare, di una città al suo piede: il destro. Higuain story. La prepotenza ammaliante e illusoria col Bilbao. Il rigore con esultanza raggiante con lo Sparta e un attimo appena per entrare e dare una testata allo Slovan. L’Europa, tutta (!), la sua dimensione. Col campionato che s’è fatto invece attendere, troppo. Un tabù inspiegabile lungo due mesi. Settimane di un nulla zeppo però di giocate, passaggi decisivi e rabbia per quel gol che non arrivava. Neanche su rigore. Poi Pipita. Lui. E a modo suo. Devastante. Tripletta col Verona. Gol, pallone a casa firmato da tutti i compagni e il sorriso di De Laurentiis nello spogliatoio del San Paolo. Higuain l’oro di Napoli. Tanto vale, quanto pesa. E il suo talento, lui, lo fa pesare in campo. Tre reti all’Hellas…Magna Higuain. Grande. E così pure a Bergamo. Stop spalle alla porta e girata in una zolletta di prato. Coefficiente di difficoltà, altissimo. Perché a lui è così che piace. E infatti dal dischetto, gliel’aveva preso Bardi e se l’è fatto parare anche da Sportiello. Ci voleva la Roma per riscattarsi. Gli aveva già fatto gol nel giorno del ritorno di Maradona al San Paolo. Serviva un gol speciale per celebrarne la ricorrenza. Una girata volante. Un gesto da copertina album Panini. Alla Parola, per intenderci. Anzi, che la togliesse: la parola e il fiato. Higuain show. Bene bravo, bis, a Firenze. Determinante. Come deve e può esserlo lui. Sempre. Senza sosta. E anche dopo… Viaggio in nazionale, ritorno e gol col Cagliari. Il settimo in cinque giornate di fila. Alla Samp un po’ di ansia sarà venuta… Il Pipita è già sull’8volante.
Fonte: Corriere dello Sport
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