Manca l’ultimo sforzo per alzare al cielo a distanza di un anno la seconda Coppa Italia e infliggere un altro dispiacere alla Juventus. Stavolta, sarebbe la Coppa riservata ai giovani, quella Primavera, che forse vale più dell’altra in quanta riguarda il futuro dei due club. E qui, infatti, che nascono i campioncini prelevati per la prima squadra. Ed è qui che si creano quelle plusvalenze reali che permettono alle società di guardare avanti senza appesantire i bilanci.
AVVERSARI – Napoli e Juve vi arrivano attraverso percorsi e strategie diverse. Per età media dei due organici, per investimenti, per presenza di giovani stranieri, per impiantistica, sembra la sfida tra Davide e Golia. Gli azzurrini, affidati da quest’anno a Giampaolo Saurini, hanno già compiuto un mezzo miracolo ad arrivare sin qui. In formazione c’è più di un diciassettenne (tra questi, l’attaccante Tutino, autore del gol all’andata) e la media-età è di 16,84 anni; gli investimenti effettuati dal Napoli di gran lunga inferiori a quelli dei bianconeri; gli stranieri in campo, appena tre (Lasicki, polacco; Radosevic, croato; Novothny, ungherese); e solo da quest’anno, la Primavera si allena a Castelvolturno andando a giocare ad Aversa in campionato, mentre le altre giovanili si allenano in una struttura privata. Eppure Davide, dopo aver inchiodato all’andata sull’uno a uno i più titolati avversari (già lo scorso anno in finale di Coppa Italia e sconfitti dalla Roma) prova a fare lo sgambetto a Golia, completando il miracolo sulla spinta del pubblico-amico e sull’incoraggiamento dei grandi che proprio dall’impresa dei baby a Torino trassero l’entusiasmo per riprendere la corsa in campionato (vittoria sull’Atalanta tre giorni dopo).
SFIDA CARICA – Occorre l’impresa. E bisogna tenere a bada l’emozione. La Juve, guidata da Marco Baroni, vecchia e gradita conoscenza dei tifosi del Napoli, è formazione di assoluto valore, ambiziosa e con più esperienza. I bianconeri tra l’altro recuperano Schiavone, regista dai piedi raffinati, che all’andata non c’era perché infortunato. Presentano tre-quattro individualità di spicco, tra cui il centrale difensivo Magnusson (20 anni, islandese), l’attaccante Beltrame (20 anni, già una presenza in A, Juve-Genoa), la punta centrale Padovan (19 anni, già nazionale U 19, capocannoniere nel campionato con 16 reti). Il Napoli, però, si presenta con la sfrontatezza tipica degli scugnizzi e con la voglia di stupire i quarantamila del San Paolo attraverso il gioco trasmesso loro da Saurini in così breve tempo. I baby azzurri praticano un 4-3-3 piuttosto elastico quanto armonico, sfruttando l’abilità di Roberto Insigne, fratello di Roberto, già lanciato da Mazzarri in Europa League, il Cavani del Napoli-Primavera con i suoi 17 gol in 24 partite; la fantasia di Tutino che ha già bruciato le tappe: l’opportunismo di Soma Novothny, ungherese pescato nel Veszprém per una manciata di euro e già ad undici reti in campionato. Ed alle loro spalle, ecco il Behrami-giovane, Josip Radosevic, prelevato dall’Hajduk Spalato a gennaio e spedito in Primavera perchè ritenuto ancora acerbo per la prima squadra. Dopo la bella prestazione dell’andata, gli azzurrini sono pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo pur di alzare al cielo un trofeo così ambito e gioire insieme con la folla del San Paolo che non si stancherebbe mai di infliggere un dispiacere alla Juve. Questo sarebbe il secondo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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