Un anno senza Carmelo, il ricordo che non sbiadisce col passare del tempo. Perché di calciatori come Imbriani il calcio avrebbe bisogno ogni giorno. Lo dice col sorriso sulle labbra Peppe Iodice, un comico che dice di preferire il sorriso alla risata e che guarda estasiato il pubblico che gremisce il piccolo stadio che porta il nome dell’ex giocatore di Napoli e Benevento: «E’ da questo che si capisce quanto sia stato grande Carmelo. Lui è il volto del calcio pulito, e sarà sempre un’icona positiva sia per chi l’ha conosciuto che per chi solo adesso sta comprendendo quanto sia stato grande». C’è uno striscione lunghissimo, azzurro su sfondo bianco: «Carmelo uno di noi». E’ uno slogan caro ai tifosi del Benevento, ma ci si accorge che la pensavano così in tanti. Soprattutto a Napoli dove iniziò la sua carriera. Lui era uno che si faceva amare, per questo il fratello Giampaolo ha abbracciato quasi una missione che riesca a farlo ricordare a chi l’ha conosciuto e porti avanti un messaggio di solidarietà per chi soffre. Questa prima “Partita per Carmelo” non è solo un bagno di folla, è l’appuntamento per tutti quelli che hanno voluto bene all’ex “Game boy”, calciatori e gente dello spettacolo che l’hanno conosciuto nel corso della carriera e chi ha semplicemente capito in un incontro che persona fosse Imbriani. C’è Danilo D’Ambrosio dell’Inter e Raffaele Palladino del Parma: « Carmelo l’ho conosciuto in vacanza, era una persona semplicemente eccezionale». Da Parma c’è anche Molinaro, da Pescara Nello Cutolo e Peppe Mascara, e poi tanti suoi ex compagni di squadra, Giampiero Clemente, Gigi Molino, Ghigo Gori (che gioca da terzino), Domenico Germinale, Giovanni Ignoffo. E Gianni Simonelli, suo allenatore nell’anno della promozione del Benevento e suo predecessore sulla panchina giallorossa: « La morte di uno come Carmelo è un’infamità. Troppo difficile da accettare». C’è Fabio Pecchia, amico personale di Carmelo, che scalda i muscoli nella prima partitella, Nello Di Costanzo, che guida una delle squadre presenti in campo. Il triangolare inizia quando le prime luci della sera calano sull’impianto delle giovanili giallorosse. E’ il piccolo Fernando, neanche due anni, sorretto ancora da mamma Valeria, a battere il calcio di inizio. I giocatori hanno tutti il numero sette sulle spalle, è la partita per Carmelo. La suggestione ha il sopravvento sul calcio giocato.
Fonte: Corriere dello Sport
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