«Mangiabanane!». Kevin Prince Boateng a un certo punto ha detto basta: e di continuare a giocare a calcio, sia pure davanti a poche centinaia di tifosi e sia pure in una semplice amichevole, mentre dagli spalti si levavano certi cori infami contro di lui, Muntari e Niang, non ce l’ha fatta più. All’ennesimo insulto razzista, all’ennesimo ululato infamante legato al colore della sua pelle che si è levato dagli spalti dello stadio di Busto Arsizio, dove andava in scena l’allenamento del suo Milan contro la Pro Patria si è fermato, ha raccolto la palla, l’ha calciata rabbiosamente verso gli spalti, si è tolto la maglia, si è toccato la tempia con l’indice (a dire, siete tutti matti) e se ne è andato via. Seguito a ruota, senza esitazioni, da tutti i compagni con capitan Ambrosini a gridare: «Ci ritiriamo».
«È vergognoso che accadano ancora certe cose», ha scritto indignato Kevin su Twitter. Più dirette e senza peli sulla lingua le parole della fidanzata, la show girl Melissa Satta (anche lei insultata più volte): «È una vergogna, questa è gente che non merita niente». E reagisce quasi con un sospiro liberatorio il ct azzurro Prandelli: «Grande Milan, grande Allegri. Siamo stanchi e stufi: questo è solo il primo passo ed è stato finalmente fatto. La battaglia contro il razzismo verrà vinta».
Cori insopportabili, stupidi, razzisti e ossessivi: un canto che si spegneva e si ridestava ogni tanto, come uno spot tra un’azione e l’altra (come già successo in passato a Zoro, Eto’o, Balotelli e tanti altri). Poco importa che siano stati tutti identificati e che magari questi «tifosi» avranno il Daspo e in uno stadio non metteranno più piede per un bel po’. La ferita è aperta. Ed è dolorosa, perché non è la prima e non sarà di sicuro l’ultima volta che accade in uno stadio d’Italia.
Non è un caso che sia stato proprio Kevin Prince Boateng il primo a fermarsi per davvero, a lasciare il terreno di gioco, sia pure in una gara non ufficiale e a lanciare un segnale. Prince ha una storia di integrazione tutta particolare: nato a Berlino da madre tedesca e padre ghanese, cresciuto nelle giovanili dell’Hertha (si presentò ai reclutatori a sette anni e senza scarpe: calzava solo un paio di stivali di gomma), premiato come miglior giovane nel 2006, convocato nella under 21 tedesca, nel 2010 ha fatto il gran rifiuto alla Germania, ha riscoperto le sue radici africane, il destino del leone, la maglia del Ghana. Il fratello Jerome, nel frattempo, meno talentuso ma più mansueto, ha scelto invece la nazionale tedesca.
El Sharaawy, l’italo-egiziano del Milan dice: «Sono veramente senza parole, è stato un pomeriggio vergognoso. Mi dispiace per la gente intelligente presente a Busto, ma era giusto andarsene». Il tecnico Allegri spiega la decisione: «Bisogna smetterla con questi gesti incivili. Spero che questa cosa abbia un seguito se dovesse capitare anche in gare ufficiali dai Dilettanti fino alla Serie A». Ambrosini aggiunge: «Non potevamo più tollerare quel clima». E Barbara Berlusconi: «Le partite vanno sospese subito, anche in campionato. È stato giusto aver lasciato il campo. Non si può far sempre finta di non vedere e non sentire». Duro anche Giancarlo Abete, il presidente della Figc: «Un’indegna gazzarra che offende tutto il calcio». Il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi spiega: «L’ideale non è sospendere le partite ma riuscire a cacciare chi si rende responsabile di certi gesti».
Fuori dal coro il sindaco di Busto, Gigi Farioli che prima difende la sua cittadina («Qui non siamo a Verona». E Tosi replica: «Ha ragione, Verona non è Busto») e poi se la prende anche con Boateng: «Ha sbagliato: se fosse stato al Bernabeu o a San Siro non avrebbe avuto questa reazione impropria». Frase a cui replica stizzito proprio Niang: «Siamo pronti a rifarlo in campionato, e anche se dovessimo giocare contro il Barcellona o il Real Madrid». Triste la reazione di Pietro Vavassori, patron della Pro Patria. «Sono amareggiato ma purtroppo le società, di fronte a questi fatti, sono impotenti, non possiamo fare nulla». Dopo lo stop, tweet di solidarietà da tutta Europa per Boateng: da Rio Ferdinand a Kompany. E unanime condivisione della scelta del Milan di lasciare il campo. La notizia ha fatto davvero scalpore, aprendo i siti dei principali quotidiani del mondo.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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