Le risposte che non t’aspetti restano chiuse in un silenzio che deve essere d’oro o forse un po’ propiziatorio, in quella scelta di starsene rinchiuso nei propri pensieri, ad inseguire la Juventus, sostenuto da precedenti che aiutano la scaramanzia e dà un’abitudine che spinge alle riflessioni ad oltranza, isolandosi un po’. Le domande che restano a danzare nel nulla, in una vigilia blindatissima, possono comunque essere sbrigate attraverso gli input d’una settimana esauriente, con il bollettino medico che ha indotto al sorriso e un Napoli chiaramente rifatto in ossequio al codice Mazzarri: 3-4-1-2, con i nuovi titolarissimi al proprio posto e Maggio restituito alla corsia di destra, dopo averlo fatto rifiatare.
LA SQUADRA – Le parole le porta via il vento che spira forte tanto a Castelvolturno quanto a Milano, tra un pomeriggio dedicato agli schemi da ripassare e un viaggio di trasferimento speso in prima fila, sul charter, a starsene con gli schemi, gli accomodamenti, le indicazioni da fornire poi nella rifinitura di stamani, o nella chiacchierata che precederà Inter-Napoli, la Partita. Gioca quel ch’è diventato il Napoli 1, con Gamberini che se ne starà a destra a controllare chi gli andrà addosso, Cassano o un altro, Cannavaro e Britos a completare la diga davanti a De Sanctis; poi, i soliti noti in mezzo, perché Maggio giovedì sera è piaciuto e Mazzarri non s’è fatto pregare due volte per ributtarlo dentro: «Ha giocato come sa, con la gamba sciolta; ha sfiorato pure il gol. E’ di nuovo lui». La freccia azzurra va a destra mentre a sinistra ci sta uno Zuniga che ha spinto l’allenatore ad osare con i complimenti: «E’ diventato tra i più bravi interpreti del ruolo in Europa». E poi Hamsik-Insigne-Cavani, i tre tenori a cui chiedere per l’acuto alla Scala del calcio.
L’AMBIENTE – Il sabato è una giornataccia, perché l’adrenalina abbonda e la conferenza stampa aiuta a mostrare i volti appesantiti dalla tensione. Ma Inter-Napoli va oltre la normale pretattica e in quella Castelvolturno raggiante per l’escalation degli ultimi otto anni dell’era De Laurentiis, dalla C alla Champions con un’autorevolezza più unica che rara, la scelta di Rizzoli (tra l’altro un portafortuna: 1-0 nella sfida ai nerazzurri al San Paolo nel 2008) è ritenuta sinonimo di garanzia e riconoscimento d’uno status da grande. Lo dice pure la classifica, lo conferma il silenzio… Così fan (quasi) tutti, ormai.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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