Ci arrivo sempre così. Inizio a pensare a questa giornata a inizio maggio, quando mi rendo conto che il tempo ormai è pochissimo. E allora inizio a pensare “tra poco finisce, tra pochissimo finisce”. Poi arriva il giorno, l’ ultima di campionato. Arriva e capisco che non si può fare niente per fermare il tempo, che si può solo vivere ciò che resta e annusarne tutti i particolari. E mi verrebbe voglia di congelarla, la domenica. Che sensazione strana sapere che da domani non ci sarà più nulla (sì, vabbè, il 20 e la finale, ma è un’ altra cosa). Che inizieranno i tre mesi di vuoto che mi annoiano tanto. L’altra sera ne parlavo con Agata e ha ragione lui. Si arriva a metà maggio esausti, per le emozioni, le delusioni, le incazzature e le speranze a volte deluse. Quest’anno, poi, i posticipi ci hanno ucciso la salute e a me pure il portafogli con tutta l’organizzazione babysitteraggio per i bambini. Si arriva a questo giorno con la voglia di fermarsi un po’ per disintossicarsi. Ma bisognerebbe tornare in campo dopo due settimane, per non morire di noia fino a fine agosto. Però la sensazione è sempre la stessa, quella di voler fissare nella mente ogni singola porzione della giornata. Arriverà questo pomeriggio, dopo esserci persi nelle occupazioni della domenica e della festa della mamma e arriverà il caffè napolista al Gazebo, i saluti un po’ immalinconiti, i baci e gli abbracci. E francamente non vedo l’ora, nonostante la sensazione di volerci arrivare piano piano. Poi entreremo lì, dove l’aria è diversa, dove incontri persone che non incontri mai altrove, dove ti trasformi nell’ansia da tifo e nella trance agonistica, dove sputi parole infuocate e urli con tutta te stessa, dove diventi un’entità nuova e affascinante, che non sei nella vita di tutti i giorni. E saranno gli ultimi novanta minuti di inferno e paradiso assieme. Se mi fermo a pensare a quello che ci aspetta mi rendo conto che il risultato forse più difficile è proprio la vittoria sul Siena perché quest’anno il peggior nemico del Napoli è stato il Napoli stesso. Non so come finirà, stasera. So che con tutta me stessa spero ci sia ancora una speranza. So che non succede, ma se succede non sarò responsabile delle mie azioni. So che io la porterò la radiolina allo stadio, perché ci spero fino all’ultimo minuto. So che voglio solo esultare per un gol, perdermi nell’onda emotiva più grande che abbia mai vissuto in vita mia. So che mi dà noia il pensare che alle 22,30 circa si dovrà scendere dalle montagne russe e aspettare una marea di giorni per risalirci. E che dalle 20.45 ci separa un mondo. perciò auguri a tutti, a chi non sa godere degli attimi e a chi nell’attesa si sente morire ma si
riempie anche di immenso. In bocca al ciuccio, napolisti. Comunque vada, la schizofrenia delle emozioni è quanto di più vivo e grande esista al mondo. Per me è stato un piacere viverla così. E Forza Napoli. Sempre!
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
Ci arrivo sempre così. Inizio a pensare a questa giornata a inizio maggio,
quando mi rendo conto che il tempo ormai è pochissimo. E allora inizio a
pensare “tra poco finisce, tra pochissimo finisce”. Poi arriva il giorno, l’
ultima di campionato. Arriva e capisco che non si può fare niente per fermare
il tempo, che si può solo vivere ciò che resta e annusarne tutti i particolari.
E mi verrebbe voglia di congelarla, la domenica. Che sensazione strana sapere
che da domani non ci sarà più nulla (sì, vabbè, il 20 e la finale, ma è un’
altra cosa). Che inizieranno i tre mesi di vuoto che mi annoiano tanto. L’altra
sera ne parlavo con Agata e ha ragione lui. Si arriva a metà maggio esausti,
per le emozioni, le delusioni, le incazzature e le speranze a volte deluse.
Quest’anno, poi, i posticipi ci hanno ucciso la salute e a me pure il
portafogli con tutta l’organizzazione babysitteraggio per bambini. Si arriva a
questo giorno con la voglia di fermarsi un po’ per disintossicarsi. Ma
bisognerebbe tornare in campo dopo due settimane, per non morire di noia fino a
fine agosto. Però la sensazione è sempre la stessa, quella di voler fissare
nella mente ogni singola porzione della giornata. Arriverà questo pomeriggio,
dopo esserci persi nelle occupazioni della domenica e della festa della mamma e
arriverà il caffè napolista al Gazebo, i saluti un po’ immalinconiti, i baci e
gli abbracci. E francamente non vedo l’ora, nonostante la sensazione di volerci
arrivare piano piano. Poi entreremo lì, dove l’aria è diversa, dove incontri
persone che non incontri mai altrove, dove ti trasformi nell’ansia da tifo e
nella trance agonistica, dove sputi parole infuocate e urli con tutta te
stessa, dove diventi un’entità nuova e affascinante, che non sei nella vita di
tutti i giorni. E saranno gli ultimi novanta minuti di inferno e paradiso
assieme. Se mi fermo a pensare a quello che ci aspetta mi rendo conto che il
risultato forse più difficile è proprio la vittoria sul Siena perché quest’anno
il peggior nemico del Napoli è stato il Napoli stesso. Non so come finirà,
stasera. So che con tutta me stessa spero ci sia ancora una speranza. So che
non succede, ma se succede non sarò responsabile delle mie azioni. So che io la
porterò la radiolina allo stadio, perché ci spero fino all’ultimo minuto. So
che voglio solo esultare per un gol, perdermi nell’onda emotiva più grande che
abbia mai vissuto in vita mia. So che mi dà noia il pensare che alle 22,30
circa si dovrà scendere dalle montagne russe e aspettare una marea di giorni
per risalirci. E che dalle 20.45 ci separa un mondo. perciò auguri a tutti, a
chi non sa godere degli attimi e a chi nell’attesa si sente morire ma si
riempie anche di immenso. In bocca al ciuccio, napolisti. Comunque vada, la
schizofrenia delle emozioni è quanto di più vivo e grande esista al mondo. Per
me è stato un piacere viverla così. E Forza Napoli. Sempre!
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