«Walter Mazzarri vuol bene a Napoli e al Napoli. Quando ne abbiamo parlato mi ha sempre raccontato del suo legame forte con la città e la squadra». Renzo Ulivieri è il presidente degli allenatori italiani ed è da sempre considerato il maestro di Mazzarri, suo secondo in panchina proprio a Napoli, nel campionato 1998-99.
A proposito, com’è la situazione dell’allievo Mazzarri rispetto al corso di aggiornamento per il rinnovo del patentino?
«Ci saranno altre scadenze cui potrà presentarsi. Alla prima data utile ha, legittimamente, presentato un certificato medico perché non stava bene. Ma c’è una normativa Uefa da rispettare».
E per il contratto in scadenza?
«Io ho quasi sempre allenato con un contratto annuale perché tra marzo e aprile volevo valutare quali erano stati i risultati e quali le prospettive. Eppoi bisogna capire se ci si piace ancora con la società».
Come tempi ci siamo, ma Mazzarri e il Napoli si piacciono ancora?
«Non sento Walter da parecchio tempo. Davvero non so. Lo scorso anno mi chiamavano da Napoli per convincerlo a restare, c’è un legame forte con l’ambiente. Qualcosa di importante E Mazzarri ha una dote particolare».
Quale?
«È uno di quegli allenatori che può essere davvero manager. Spesso si evoca Ferguson come esempio di tecnico che resta per molto tempo in un club. Ecco, io ritengo che Walter abbia le capacità di fare questo tipo di percorso e che, finalmente, in Italia si possa fare questo tipo di esperienza».
Eppure una idea se la sarà fatta su questa situazione.
«Di prassi in questo momento della stagione un presidente e il suo allenatore si sono già confrontati e hanno deciso il futuro. È abbastanza plausibile che De Laurentiis e Mazzarri, alla luce del loro rapporto che dura da anni, abbiano già parlato e preso una decisione. Dopo anni che si lavora insieme è normale avere un livello di confidenza che può portare anche alla condivisione della scelta del silenzio. Di solito è così ma davvero non ho idea di cosa possano aver deciso».
E lei cosa farebbe?
«Dovendo fare una scelta di cuore resterei a Napoli. Ho allenato gli azzurri solo per un anno e per colpe anche mie non è andata bene. La città e l’ambiente mi hanno trattato con un affetto che non dimentico. Dovendo fare una scelta di cervello, considerando il livello della squadra e le prospettive, resterei ugualmente».
E se partisse Cavani?
«Il problema non può essere questo. La gente capirebbe che il mercato europeo è diverso e viaggia su livelli più alti di quello italiano. Siamo un paese in difficoltà anche nel calcio. Eppoi con i soldi della cessione il club investirebbe, si potrebbe lavorare con strategie diverse».
Non è certo, quindi, che Mazzarri vada via?
«Vuol bene a città, squadra e club. Ma davvero non ho idea di quello che ha deciso».
Un mercato comunque vivo quello degli allenatori.
«In primavera poi c’è maggiore elettricità. I presidenti vogliono dare la famosa “scossa” alla propria squadra, magari con la paura di avere poche partite davanti e una classifica difficile. Un mercato sempre aperto con possibilità anche per gli esordienti. In B adesso c’è Pergolizzi, l’ho avuto come giocatore a Bologna, un ragazzo serio che potrà fare bene».
Parliamo di allenatori emergenti allora: cosa pensa di Maran, Pioli e Montella?
«In Italia ci sono allenatori completi e di grande spessore e lo dimostriamo quando siamo chiamati all’estero. In questo periodo i tecnici sono tra i migliori prodotti d’esportazione che abbiamo. Maran ha fatto tanta gavetta e sta lavorando davvero bene. Pioli ha maturato esperienze importanti. Montella ha una forte personalità e idee nuove. Senza dare giudizi di merito è proprio Montella ad aver proposto la novità più interessante, un gioco corto e rasoterra che ricorda il palleggio del Barcellona».
Nomi, ipotesi, ma sul futuro della panchina del Napoli c’è ancora silenzio.
«Il silenzio è importante. Meglio tacere piuttosto che dire cose sbagliate».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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