Bocciato. Senza attenuanti generiche. Quello di Catania è stato un Napoli troppo brutto per essere vero. Una prova che ha ricordato il tracollo di Bologna (6 maggio, 2-0, ko che è costato la Champions), in cui la squadra è stata incapace di venire a capo di un match giocato per 92 in superiorità numerica grazie all’espulsione di Alvarez e dove, nel finale, è stato invece il Catania per ben due volte a sfiorare il gol con Gomez (sul primo tiro, De Sanctis ha compiuto un miracolo, sul secondo ci ha pensato il palo a salvare il Napoli). Resiste così l’ultimo tabù dell’era De Laurentiis (il Napoli non ha mai vinto a Catania in A) e affiora la convinzione che difficilmente questa squadra possa reggere il passo della Juventus, nonostante in Europa League il turnover applicato da Mazzarri sia stato totale (unico superstite della gara di giovedì in campo era Aronica ). Impossibile incolpare il caldo (31° al Massimino) per labulico ruminare del Napoli, considerato che quello c’era pure per gli avversari che, difendendosi molto bassi, hanno messo in evidenza le mancanze di una squadra che fa fatica ad attaccare gli spazi intasati.
TUTTI A PROCESSO Ma quello che è mancato ieri al Napoli è il carattere. I giocatori non sono riusciti a svegliarsi dal torpore nonostante il cazziatone di Mazzarri nell’intervallo («Abbiamo sbagliato un’infinità di passaggi, non c’era concentrazione») a cui seguirà oggi un processo per direttissima con tanto di faccia a faccia con i giocatori in cui Mazzarri spiegherà loro un paio di concetti da mandare a memoria. Primo: «Una squadra che vuole rimanere in alto deve avere equilibrio e andare sempre a mille in campo». Secondo: «Se si vuole puntare a certi traguardi si deve crescere ancora tanto». Tre: «Tutti i complimenti ricevuti ci hanno fatto perdere la giusta dimensione». Mazzarri poi dovrà capire come mai i titolari, dopo aver staccato la spina in Europa League, si siano presentati in campo così svuotati di idee, grinta ed energie. «Col Catania in dieci bastava fare qualcosa di giusto, capire un pochino cosa c’era da fare e si poteva vincere, invece nel finale ci siamo addirittura disuniti e per poco prendevamo gol. Se a questa squadra non gliele spieghi bene certe cose ancora non cè la maturità di capire cosa un allenatore cerca. Per questo non siamo ancora a livello delle squadre top. Ora bisogna che si ritorni ad essere quelli che siamo. Speriamo sia soltanto una giornata storta…». Anche perché mercoledì cè la Lazio.
Fonte: Stefano Pasquino per Tuttosport
La Redazione
L.D.M.
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