Ormai quella che si respira è aria di campionato. Certo, ancora meglio sarà quando il mercato avrà chiuso le sue porte e non ci saranno più distrazioni per nessuno, ma sugli infuocati campi di Castelvolturno la voglia, l’intensità del lavoro, la concentrazione sono già quelli delle vigilie più attese e più importanti. Sì, perché il match con il Palermo per gli azzurri di Mazzarri si carica subito di cento significati che vanno da quelli delle grandi scoperte (come sarà senza il Pocho e El Mota?) a quelli delle grandi speranze (come sarà questa stagione?), sino a quelli delle grandissime vendette. Fa di tutto per dimenticare, infatti, il Napoli, ma la cocente e irritante sconfitta di Pechino resta una tortura cinese senza fine. E allora, ecco finalmente il campionato per cominciare a smaltire sul campo la rabbia dell’estate. Cosicché è sul Palermo che si concentrano gli ultimi “studi” e le fatiche azzurre. Palermo del quale è meglio non fidarsi. Palermo che con Sannino racconta d’un Napoli pronto per la lotta scudetto e che con Miccoli dice di una squadra tra le più complicate da affrontare in questo avvio. Parole che a Napoli, però, sanno assai di trappola siciliana. Del resto, proprio di Sannino il Napoli ha imparato in passato a non fidarsi manco un poco. Quand’era al Siena, infatti, l’allenatore di sangue napoletano agli azzurri ha tirato sempre brutti scherzi.
E, infatti, ora come allora, il tecnico siciliano sta lavorando molto sulle abitudini – tattiche, si capisce – di Mazzarri. Tant’è che domenica come nella stagione scorsa, metterà in campo una squadra speculare a quella azzurra, per puntare poi su sorpresa e ritmo. E profondità ovviamente, con quel Miccoli del quale bisogna avere sempre gran rispetto.
E allora eccola bella e pronta la squadra per Palermo. Bella, pronta e da giorni anche scoperta nonostante i veli sugli allenamenti, l’ultimo compreso. Quello di ieri pomeriggio, concluso con una indicativa partitella. Dunque. Tra i pali De Sanctis deciso a prendere a pugni palloni alti e pure qualche perplessità estiva affiorata sul suo conto; poi difesa a tre con Campagnaro, il capitano Cannavaro e un Britos deciso a diventare finalmente padrone di quel ruolo. Centrocampo: Maggio a destra, naturalmente, quindi: Behrami, Inler, Hamsik e don Totò Aronica. Più avanti il principino Insigne e più avanti ancora re Cavani. Re del gol a caccia di un’altra fantastica stagione in maglia azzurra. E proprio a centrocampo e là davanti si concentrano infatti le attese e le attenzioni dei tifosi azzurri.
Riuscirà il Napoli a passare definitivamente e con profitto immediato dalla teoria della lavagna alla pratica del green? Detto in altro modo: così come a sprazzi gli è riuscito nelle amichevoli d’agosto, riuscirà Inler a prendere per mano, saldamente, la squadra e ad essere il punto di riferimento del Napoli nuovo? E riuscirà Behrami a mettere al servizio di tutti corsa e resistenza senza invadere la corsia di destra rallentando Maggio?
Già, ma l’interrogativo più pressante e per certi versi anche più dolce e più accattivante, sta più avanti. Complice l’assenza forzata del signor Pandev, spetta infatti a Insigne far da partner ad Edinson Cavani. Quel che si chiede a loro due – e, chissà, quel che forse anche Mazzarri ha chiesto loro – è di giocare sempre l’un per l’altro. Insomma, di mettere da parte quell’egoismo che è proprio del patrimonio genetico dei bomber. Nella felice combinazione di quei due, infatti, ci sarà molto delle fortune siciliane degli azzurri. E, forse, anche delle fortune d’una stagione intera.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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