Tutto il San Paolo è uno spettacolo

Un pellegrinaggio, più che un lento, lentissimo avvicinamento all’ora della gara. C’è chi addirittura s’è mosso da casa dopo pranzo per essere puntuale al match del dopocena. Esagerati? Forse sì. Comunque, un’esagerazione collettiva, di massa, se è vero come è vero che già tre ore prima del “pronti via” c’era tanta gente in fila per entrare e se due ore prima il San Paolo era già da record. Sì, la città ha fatto presto anche stavolta

DA PEPITO AL BAYERN – Perché, con tutto il rispetto per Pepito Rossi e gli amici suoi (incontrati pure in Europa League) il Bayern è decisamente un’altra cosa. E rappresenta anche una nuova frontiera per gli azzurri in Champions. Per due ragioni almeno. La prima: perché il confronto con una stragrande d’Europa offre nuovi e più aggiornati e più credibili metri di autovalutazione per Mazzarri e i suoi. Poi: perché dopo il pari esterno con il City ed il successo in casa contro gli spagnoli, beh, dopo tutta questa buona roba, il Napoli vive la Champions con prospettive inimmaginabili quando venne fuori la composizione del girone.

SOGNI – E allora, un misto d’allegria e d’attesa e anche di soddisfazione e di speranza per il popolo napoletano del pallone, con il San Paolo per una notte, per un’altra notte, centro, cuore, anima di tutta la città. San Paolo che, ad onta anche del nuovo record d’incasso della storia azzurra – euro più euro meno, due milioni e mezzo – si mostra un’altra volta troppo stretto per accogliere tutta la voglia di Napoli di vivere il Napoli dal vivo. E allora, San Paolo ribollente di canti e di passione quando comincia la partita e muta e appiccicata alla tv, invece, l’altra Napoli, quella rimasta fuori. L’urlo dello stadio-tempio e il silenzio

TIFOSI OVUNQUE – Evento per il quale si sono mobilitati in tanti arrivando anche da lontano. Dalla Spagna e dal Portogallo. Dalla Svizzera e da Cipro. Dall’Olanda e anche dal Canada. E tra i 60.240 dello stadio (di più non può contenerne) anche una delegazione dal Trentino. Da Dimaro, dove a luglio il Napoli ha cominciato a preparare muscoli e ambizioni di questa stagione. Il trentino azzurro ha i volti e i nomi di Romedio Menghini (sindaco di Dimaro), Tullio Albasini (vicesindaco), Alessandro Pantelli (assessore Sport) e di Tiziano Mellarini, assessore Turismo della Provincia autonoma di Trento. Come dire: vecchi e nuovi amici del Napoli, tutti, per una note, appassionatamente infilati nella stessa maglia.

CITTA’ IN AMORE – Maglie, certo. Come quelle a strisce larghe bianche e rosse che hanno felicemente invaso per un giorno la città. Tremila, forse anche di più, i tifosi del Bayern al San Paolo per la notte di Champions. Tremila e una sola macchia nera. Anzi, quattro: quei quattro tedeschi accoltellati (per fortuna nulla di troppo serio per nessuno dei quattro) dalla criminale imbecillità di frange del tifo estremo. Macchie per le quali la città deve scusarsi, anche se gli altri fan tedeschi tornano a casa con l’immagine d’un tifo corretto, rispettoso, spiritoso, visti gli sfottò che da una parte, ma anche dall’altra, si sono inseguiti per tutta la giornata nei bar, nei bus e nel metrò.

SI GIOCA – E all’ora della gara, il colpo d’occhio delle grandissime occasioni. L’aria e la musichetta della Champions. I cori e i canti di casa. Lo sventolio delle bandiere banche e rosse nello spicchio forestiero del San Paolo. E un brivido all’ingresso delle squadre in campo. Brividi di preoccupazione quando compare il Bayern, macchina da gol e da successi, squadra che quasi quasi non ha bisogno del pallone per creare problemi agli avversari; brividi di emozione quando è il Napoli a presentarsi ai suoi. Emozione che probabilmente, sicuramente, prende anche quei giovanotti in campo. Perché la Champions è la Champions. Perché il San Paolo diventa subito un teatro di luci e di colori mentre va quella musichetta che nel calcio è segno di grandezza. E di speranza. Che non s’appanna neppure quando Kroos, dopo un minuto appena, pretende di zittire uno stadio intero. Non è così. Certo, il colpo è forte, ferita è profonda, ma lo stadio non si spegne. Accetta la sfida e ricomincia. Con la passione di prima. Anzi, anche di più. Il Napoli risponde. Fatica, soffre, ma sa ricominciare pure lui. E quando quel pallone rotola lento alle spalle di Neuer non ce lo spinge Badstuber. No, ce lo spinge tutta la città. Quella dentro e quella rimasta fuori del tempio del pallone.  

La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

Vesux

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