Ecco Rafael Benitez, detto “Rafa” dalla A alla Z. Tutto il mondo di un tecnico spagnolo famoso e vincente.
App App iBenitez. Multimediale, tecnologico. Allenatore da campo e da tablet. Si chiama Global Training. Tre versioni scaricabili per chi vuole fare l’allenatore. Per chi si diverte, per quelli che si prendono sul serio e quelli di mestiere. Tanto Rafa in questa App. Si va virtualmente in panchina. Con lui e gli altri che hanno partecipato.
B… La seconda lettera dell’alfabeto. Ma che a Napoli è da sempre sinonimo di chi arriva prima, davanti a tutti. E vince. Bianchi, Bigon, ora Benitez. Bravo, bene…tris di scudetto.
Coverciano La “mecca” della tattica. Più che per aggiornarsi, per apprendere l’abc. Ha studiato, imparato e sviluppato idee e metodi. Ma soprattutto ha fatto sua la filosofia di una scuola. Vabbè il gioco. E meglio ancora se c’è pure lo spettacolo. Ma poi conta vincere, ed è più facile farlo se in campo c’è equilibrio. Attaccare e difendere.
Dieta La linea non è certo da figurino. Qualche peccato di gola, e forse anche più, se lo concede. Lui può. Ma i giocatori non possono sgarrare. Sono a stecchetto. La lancetta della bilancia testimonia sudore e rigore dentro e fuori dal campo. Il rituale del peso nello spogliatoio è un incubo.
Eredità Ha spalle grosse. Personalità e sicurezze. E poi ha coraggio. Perchè non è da tutti accettare certe panchine. In certi momenti. Eredità pesanti. E’ succeduto a Mourinho dopo il triplete. Ha voluto il Chelsea Campione d’Europa con Di Matteo. E ora ecco il Napoli di Walter Mazzarri. Una sola Coppa vinta. Ma un’impronta forte. Benitez contro il passato. Che sfida.
Fogliettini Tutto il suo mondo in un pc. Una banca dati immensa. Statistiche, rendimento, schemi e valutazioni. Singole e di squadra. Eppure ha sempre un fogliettino in mano. Per appuntare e soprattutto non dimenticare. Si dice, trascriva anche i dialoghi. E quei fogliettini poi li tira fuori. Quel giorno mi dicesti… Carta canta.
Giocatore C’ha provato. Era quello il sogno, tirare calci ad un pallone. Difensore, centrocampista: neanche male raccontano. Sul suo sito personale c’è ancora qualche foto. Sperava di fare carriera, poi s’è rotto il ginocchio. E tutto è andato in frantumi. Zoppo, s’è seduto in panchina. E forse bene così. Bene, Benitez.
Hamsik Sembra fatto per lui. Il fratello, calcisticamente legittimo, degli altri figliocci di Rafa. Gerrard, Lampard, ora lui, Marek Hamsik. L’universale che sa far tutto. Gioca, s’inserisce, fa assist e gol. Dovrà solo correre tanto. Già Gerrard l’ha fatto spesso arrabbiare. Si attacca, ma si difende anche. Prima lezione a Coverciano.
Istanbul La notte più bella. La Champions tra le mani, quando il Milan sembrava già averla fatta sua. Coi pasticcini e lo Champagne già nello spogliatoio rossonero. Clamoroso ad Istambul. Da tre a zero a tre pari in un amen, e vittoria ai rigori. Da quella volta, nessuna partita è già finita. E i giocatori devono credergli.
Laureato Giocava e studiava. Poi il ginocchio ha fatto crac. E allora meglio buttarsi sui libri, sapendo però, sempre, quale fosse l’obiettivo: allenare. Il risultato fu perfetto. Si laureò in Scienze Motorie guidando la squadra universitaria.
Modello Arrigo Sacchi da Fusignano. E’ lui il riferimento, l’evoluzione della scuola italiana a cui ispirarsi. Organizzazione tattica, equilibri e soprattutto l’applicazione negli allenamenti: cultura del lavoro e intensità. Filosoficamente sacchiano. Poi c’ha messo del suo…
Napoletanità Poliglotta lo è. Parla spagnolo, inglese, francese e italiano, beccando anche i congiuntivi. Per il napoletano dovrà però studiare. Ha due anni di contratto, il tempo c’è. Non è di quelli che vivono la città. Ma è la città che vivrà di Benitez. Alla lunga un po’ di dialetto lo imparerà.
Organizzazione Quella del campo, tattica. Ma soprattutto, quella fuori. Coi collaboratori, la società, gli impiegati della sede. A Castelvolturno aprirà e chiuderà bottega. Tutto deve funzionare. Quando si dice il manager.
Pandev Toh, chi si rivede, Goran Pandev. Fedelissimo di Mou, come lo era di Mazzarri. Si ritrovano. Per restare e vincere insieme.
Quattro Quattro-due-tre-uno. Sennò poco cambia. Qualche accorgimento, interpretazioni del modulo, variabili determinate più dalle caratteristiche dei giocatori che dagli schemi. Di sicuro, mai a tre dietro. Dopo Reja e Mazzarri, qualcosa è cambiato…
Rivincita Ha vinto, eppure ha fallito. O almeno nessuno l’ha rimpianto. Cinque mesi di Inter. Una Supercoppa Italiana (k.o. in quella europea) e una Coppa del Mondo per club in bacheca. Ma anche l’ombra, il confronto, la presenza ingombrante di Mourinho. Già al Real ma comunque nello spogliatoio.
Scacchi Ha provato col basket. E qualcosa nei blocchi in area di rigore ancora si vede. Poi s’è dato agli scacchi. Pensa, riflette, fa strategie. E poi è un gioco da tavola…
Turn over Una gestione scientifica. Condizione atletica, stress, caratteristiche dell’avversario. Il momento. L’organico serve tutto. Almeno due o tre cambi a partita. E fino al giorno prima nessuno conosce la formazione. Il turn over per scelta ed esigenza. Certo, qualche titolarissimo ce l’ha pure lui.
Undici Ha vinto tutto. Dalla Coppa del mondo a quella di Lega in Spagna. La bacheca quasi vien giù dalla parete: Champions, Europa League, campionati. Dieci successi in tutto. Manca lo scudetto, l’undicesimo.
Vacanze Appena può scappa in Sardegna. Moglie e figlie. Il mare nostrum, il sole e la buona cucina. L’Italia per le vacanze. E ora anche per lavoro.
Zenden Tutto dev’essere fidato, dalla A a… Zenden: il vice. Ex giocatore, olandese. Faceva l’ala. Perfetto per far decollare il Napoli.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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