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Tutti pazzi per Insigne

Da Evani a Prandelli tanti elogi per il ragazzo napoletano

Che Insigne avesse talento, Mazzarri lo aveva realizzato molto prima, assistendo in tv ad alcune gare del Pescara e anche ad altre dell’Under 21: quel ragazzo, mandato a maturare alla scuola di Zeman, aveva davvero compiuto passi da gigante. Nonché segnato gol a raffica: 19 in Prima Divisione con la maglia del Foggia; 18 in serie B con quella del Pescara. Era arrivato il momento di inserirlo nel parco attaccanti della prima squadra. Anche perché De Laurentiis premeva e stravedeva per quello scugnizzo allevato in casa e prelevato dal dirigente Santoro per millecinquecento euro da una scuola calcio dell’hinterland (l’Olimpia Sant’Arpino). «E’ bravo, non si discute. Ma la serie A è un’altra cosa. Con i giovani bisogna andarci cauti, altrimenti si rischia di bruciarli», diceva Mazzarri, scottato da esperienze recenti (Vargas, Fideleff) e meno recenti (Hoffer). Tra l’altro era stato proprio lui a far debuttare Lorenzo Insigne in A il 24 gennaio del 2010, a Livorno, seppure per qualche minuto. Per il tecnico del Napoli, nelle gerarchie degli attaccanti, il tamburino di Frattamaggiore veniva dopo Cavani, Pandev e Vargas, l’investimento forte della società. E non esitava a ribadirlo, temendo, forse, inevitabili pressioni ambientali con l’inizio del campionato, nonche facili accostamenti con chi era appena passato al Paris Saint Germain, il Pocho Lavezzi. Simili, infatti, le caratteristiche tecniche anche se sul piano muscolare la differenza resta ampia: abilità nell’uno contro uno, fantasia, imprevedibilità, sfrontatezza. Eppure, in quanto a fiuto del gol, Insigne mostrava addirittura più attitudine dell’illustre predecessore. Anzi chi lo aveva avuto alle dipendenze, non perdeva occasione per esaltarne le doti di purosangue del calcio. Da Ferrara, ct dell’Under 21, a Chicco Evani, ct dell’Under 19. «Insigne ha qualità importanti, bisogna solo aspettarne la maturazione», diceva quest’ultimo. E Arrigo Sacchi, responsabile delle Nazionali giovanili della Federcalcio, completava il profilo: «Lorenzo è il calcio. Un futuro fuoriclasse, un talento straordinario con buone capacità organiche e che negli ultimi tempi è cresciuto tanto grazie a Zeman. Ma è anche un ragazzo intelligente, dentro e fuori del campo».

GLI INIZI – Il tam tam mediatico intorno al ragazzo non era così gradito da Mazzarri che avrebbe preferito, invece, prepararlo senza clamore all’approccio con la massima serie. Ma Insigne, come tutti quelli cresciuti in provincia e che hanno voglia di sfondare, s’era distinto già in precampionato: tripletta alla prima amichevole (con una rappresentativa trentina) ; il gol del tre a due, nientemeno che al Bayern Monaco; spunti micidiali al cospetto del Bayer Leverkusen al San Paolo tanto che i difensori tedeschi, indispettiti da un paio di tunnel, gli toccarono duro ad una caviglia. Guarì in tempo per Pechino ma a causa delle due espulsioni non fece in tempo a subentrare. Insigne non si sentiva il quarto attaccante del Napoli e chiedeva spazio. Per lui, la serie A non era quel palcoscenico così proibitivo. Anzi. E con la squalifica di Pandev, ebbe modo di farsi apprezzare sia a Palermo che in casa con la Fiorentina. Intanto con la rete al Parma e la buona prestazione in Europa League aveva strappato anche la piena considerazione di Mazzarri. «Deve continuare così e non bisogna mettergli fretta», sottolineava il tecnico, che avendo peraltro un Pandev in buona forma, continuava ad impiegare Insigne part-time. Ma lo impiegava. Lo ha impiegato sempre: dodici presenze su dodici. Finché il macedone non ha iniziato a calare di rendimento ed Insigne a crescere sempre di più, fino alla prova superba con il Genoa.

I NUMERI – Sono tutti dalla parte del tamburino di Frattamaggiore che intanto strizza l’occhio al fratello Roberto, fresco di primo contratto professionistico e calciatore di punta della Primavera di Saurini. Lorenzo sta crescendo di partita in partita. Anche a Pescara era esploso a cavallo del mese di novembre (6 gol e 5 assist nelle prime dodici di serie B). Con il Napoli, invece, ha realizzato già due reti , fornito un assist, giocato 547′ in campionato; due assist in Europa League; 2 presenze ed 1 gol in Under 21; 1 presenza con la nazionale di Prandelli. Lorenzinho è pronto al faccia a faccia con El Shaarawy, sempre se Mazzarri, vuole. Lui non aspetta altro che mandare in estasi i tifosi del San Paolo, i suoi tifosi.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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