La nemesi si compie in un istante (chiaramente fatale) e ciò che resta del Napoli, della sua straripante (recente) energia, della sua ribellione al destino cinico e baro mostrata contro il Dnipro e poi con il Genoa, è la resa condizionata da una serie di strafalcioni che trasformano la felicità per un secondo posto nell’amarezza per un’occasione sfumata. Napoli-Milan è un concentrato di mosse e contromosse, un contenitore d’emozioni forti, una serata double face nella quale, alla fine, Mazzarri mostra quella più spenta di sé, quasi una maschera deformante. Il più sette rispetto all’anno scorso resta, e pure il percorso sontuoso in quest’era attraversata partendo dal basso e poi vissuta sempre a contatto tra le stelle: ma tra le pieghe d’una ora e mezza contraddittoria, affrontata con un profilo assai basso, certo condita anche da errori pregiudizievoli per chiudere la partita, si sono pure accese spie che segnalano un malessere (atletico) in alcuni e un malanimo (tattico) in altri nel riuscire ad assorbire un calcio «diverso». Napoli-Milan è semplicemente una parentesi d’un campionato ancor tutto da giocare con quei due punti in meno e con qualche idea in più sui correttivi da apportare.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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