Settantasei minuti per conquistare tutti. Benitez, i compagni, i tifosi, la città. Migliore in campo nella gara con la Lazio, Jorginho è già padrone del centrocampo azzurro: personalità, idee, lanci, tecnica di base e velocità di esecuzione. Un regista moderno di appena 21 anni. E lui, Jorge Luiz Frello da Imbituba (piccola cittadina brasiliana sul mare, celebre perché vi nascono la balene) è già innamorato di Napoli.
Introdotto e accompagnato dai compagni brasiliani Uvini e Rafael, al primo giorno in azzurro ha mangiato la pizza sul lungomare, poi è rimasto incantato dal panorama del Golfo cenando alla «Fenestella» a Marechiaro. «Napoli è diversa da Verona, dove sono stato benissimo. Qui la gente è più aperta, mi sento come a casa». E se la città lo ha già adottato, Benitez ne è rimasto entusiasta: «Ha giocato benissimo, ha personalità, può crescere in struttura fisica ma ha intelligenza tattica». Jorginho si propone titolare anche a Bergamo ed è pronto a conquistare un posto fisso nel Napoli di quest’anno e del futuro.
La sua è una storia da scrivere: è stata la madre, Maria Tereza Freitàs, a insegnargli a giocare a calcio, sulla sabbia delle coste meridionali di Santa Catarina. La signora giocava da trequartista in un club e ha smesso quando è rimasta incinta di una delle sorelle di Jorge, Fernanda Freitas Frello, che è tuttora con lui a Napoli: cura la pagina ufficiale su Facebook (Jorginho Frello Oficial, quasi 4mila fan). A 4 anni è già nella prima scuola calcio a Imbituba, poi le prime difficoltà: prima il divorzio dei genitori, poi a 13 anni, la selezione per un progetto con una scuola calcio a Guabiruba, lontana 180 km dalla sua città natale, insieme ad altri 50 ragazzi: senza energia elettrica, con la doccia fredda e con poco cibo, il giovane brasiliano è cresciuto ed è maturato.
Da lì Jorginho ha spiccato il volo in Italia: è stato il manager-tutore Alessandro De Blasio a portarlo a 16 anni a Verona, che ha pagato per lui circa 30mila euro, tramite l’allora ds scaligero Giovanni Galli. Il suo primo istruttore è stato Mauro Bertacchini, per primi hanno creduto per primi in lui il direttore Mauro Gibellini e l’allenatore Claudio Valigi: all’epoca delle giovanili del Verona prendeva 20 euro a settimana. Valigi, che lo ha allenato alla Sambonifacese, dove l’Hellas lo ha mandato in prestito nel 2010, dice di lui: «Può diventare il nuovo Falcao, ho notato subito le sue qualità, la sua intelligenza calcistica e sua velocità di pensiero. È per questo che da mezz’ala l’ho impostato come regista moderno. Ha una forza mentale notevole». Non a caso ha un mental coach, Nicola Fittà, che lo ha aiutato a estraniarsi dal mondo esterno (è infatti un freddo tiratore di rigori) e a massimizzare la sua capacità di concentrazione. Ha accolto il passaggio al Napoli come la consacrazione della sua carriera: «Mia madre ha pianto, i miei parenti mi seguono con passione», ha detto di recente. Del resto la signora Maria Tereza si emoziona a commentare le interviste e le prodezze del figlio con la maglia azzurra. Jorginho è un ragazzo che vive di calcio, è fidanzato con Natalia, gli piacciono i film e la televisione. I suoi sogni sono ambiziosi ma semplici: vincere col Napoli e guadagnare la convocazione con l’Italia di Prandelli. È stato naturalizzato italiano (il suo trisnonno paterno è di Lusiana, vicino Vicenza) il 10 febbraio 2012. Non gli resta che diventare napoletano a tutti gli effetti, ed è già sulla buona strada.
Fonte: Il Mattino.
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