Un errore davanti al portiere basco all’andata, qualche scatto, qualche ripiegamento difensivo e una considerazione imperante: troppo brutta per essere vera, la doppia prestazione di Jose Maria Callejon con l’Athletic Bilbao in Champions. Era lui o il terzo gemello? Scarico, oltremodo scarico rispetto al giocatore che ha spaccato partite e porte per tutta la prima parte del precampionato. Una fase scandita sia dalle prestazioni di alto livello, sia dai gol (4 in totale nelle prime tre uscite). E poi? Beh fiduciose prove di Champions con il Barça e il Psg e l’inaspettato crollo verticale con l’Athletic: domenica a Marassi con il Genoa è innanzitutto da lui, che il Napoli si aspetta la rinascita.
RESTO E STOP. E allora, il periodo un po’ così. Sottotono: perché d’accordo la corte primaverile del Chelsea di Mou e poi quella estiva e spietata dell’Atletico Madrid di Simeone, però non può essere una questione di mercato. Troppo uomo di Rafa, Callejon, per tradire il suo maestro e l’impegno assunto; troppo serio il personaggio: una volta appurato che sarebbe rimasto perché ritenuto imprescindibile per la squadra, nonostante le prestigiose pretendenti e le offerte di ingaggio molto superiori a quello attuale, Josè ha chiuso la questione e proferito parole chiare e precise. Del tipo: «Resto a Napoli. Felice e voglioso di puntare allo scudetto: è il nostro obiettivo».
DELUSIONE NAZIONALE. Sì, frasi testuali che, nella fattispecie, non lasciano spazio alle interpretazioni: certo, fare finta che determinate attenzioni non lascino il segno sarebbe da ipocriti, però non può esserci il mal di mercato alla base del calo di forma: alla Champions tenevano tutti gli azzurri; tutti e tanto. Callejon compreso: anche perché dietro l’angolo c’erano le prime convocazioni del nuovo ciclo di Del Bosque con la Roja e lui ci credeva. Fino alla nuova delusione: escluso, anche questa volta e nonostante il flop Mondiale della Spagna. Testa bassa e via: comincia la caccia all’Europeo.
TESTA ALTA. A dispetto della prima bocciatura è un obiettivo alla portata dell’uomo venuto dall’Andalusia, però ovviamente di quello che nella stagione precedente ha lasciato segni talmente indelebili da aprire il fronte delle discussioni e degli interrogativi dopo il grigiore di Champions: 52 presenze, 20 gol e 11 assist, il borsino della sua prima italiana. Un meraviglioso prototipo di uomo-squadra che non può neanche essere lontanamente paragonato all’anonimo interprete del preliminare. Problemi? Capita. Tutto qua: è umano anche lui. L’importante è rialzare la testa, insieme con il gruppo, e rispettare le premesse a cominciare dalla prima di campionato con il Genoa: «Puntiamo allo scudetto». Sin da domani a Marassi. Ma è impossibile riuscire nell’impresa senza il vero Callejon: grande giocatore, grandi responsabilità.
Fonte: Corriere dello Sport
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