Torino festeggia la vecchia nobiltà sabauda del calcio. La Juve ha ottenuto lo scudetto numero 29. Lo ha fatto con leggerezza. Dando l’impressione di compiere una passeggiata. Un lungo allenamento. Mai una esitazione. Mai un inciampo significativo. Chi si aspettava un effetto negativo dalla partecipazione alla Champions è rimasto deluso. Una squadra di quantità con un gioco di qualità. Chapeau! Onore al merito. Tutto può dirsi infatti tranne che la Juve non abbia largamente meritato il successo. E pensare che soltanto qualche anno fa la squadra della famiglia Agnelli era precipitata in serie B. Con tutti i suoi quarti di nobiltà. La storia recente della Juventus è proprio questa. Storia di nobiltà decaduta, poi prontamente risorta. A proposito della squadra bianconera quelli che si intendono di calcio sostengono che sarà facile rinforzarla. Il che non è una bella notizia per le avversarie. “Sono invece mancati quasi tutti gli attaccanti. Non c’è dubbio che il futuro cominci da nuovi arrivi nel reparto, almeno due… Questo fa di questa splendida Juve una squadra facilmente migliorabile. Di solito è complesso in chi vince trovare limiti evidenti. È una fortuna che alla Juve accada, nel senso che tutti i problemi attuali sono risolvibili sul mercato. Molti di più i problemi delle avversarie” (Corriere della Sera online). E mentre a Torino si festeggia a Napoli si gioca. Arriva l’Inter al San Paolo. E vi arriva con il tono dimesso tipico della nobiltà decaduta. O forse, meglio, sulla via della decadenza. Decadenza che si ritrova nella formazione per via di innumerevoli infortuni. (Trovatemi un giocatore che rubereste all’Inter per portarlo a Napoli nella formazione scesa in campo al San Paolo). Decadenza che si ritrova nelle ambizioni ridimensionate. Visto che, abituata da sempre a lottare per il vertice, è oggi relegata in ottava posizione. Dove affanna nel patetico tentativo di raggiungere una posizione utile ad entrare in Europa. A differenza della Juve, l’Inter andrà interamente rifondata. E anche per una corazzata come Moratti è un bel problema. Il Napoli, dal canto suo, certamente non può dirsi nobile decaduta. E men che mai in via di decadenza. Intanto perché decadde già. Svariati anni orsono. È di botto. Ricominciando poi la sua scalata sociale. Oggi appare come quei borghesi d’un tempo. Gente magari di rustica progenie. Priva di quarti di nobiltà ma ben messa economicamente. Che faceva anticamera sbavando per essere ammessa nei salotti buoni. Quelli frequentati dai nobili doc. Ieri sera gli azzurri scendono in campo dando l’impressione di non vivere particolari ansie. Hanno soltanto fretta di sbrigare la loro pratica. Battere i nerazzurri. Ed insediarsi definitivamente al secondo posto. Onde poter ostentare grande gioia e orgoglio per la conquista del titolo di “vicecampione d’Italia”. La partita comincia. Dopo soli tre minuti il Napoli passa. Splendida palla in corridoio di Pandev per Cavani. E il Matador conclude da par suo. Tanto per far sanguinare i cuori di quanti (e sono tanti) affranti già lo vedono indossare un’altra maglia. La difesa dell’Inter sembra fragile. Sembra una formalitá. Ma cosí non è. Guarin gioca molto bene. L’Inter si rende pericolosa. Su una ripartenza Zuniga regala un inutile rigore. E si va sul pareggio. Passano pochi minuti e Zuniga si fa perdonare guadagnando un rigore su uno spunto fantastico di Pandev. Cavani trasforma con una sassata rasoterra alla Gigi Riva. La ripresa è noiosa. Il Napoli riesce a fare ciò che in genere non ama fare. Controllare la partita. Hamsik è padrone del centrocampo. Poi al trentaduesimo un lampo. Pandev mette sul piede di Cavani la palla del terzo gol. Bella vittoria degli azzurri. Grandi Hamsik e Pandev. Grande Cavani. A proposito una domanda per quelli che si intendono di calcio. Rinforzare questo Napoli è cosa facile o difficile? Si sa dove e come intervenire? Ovviamente immagino che la risposta vari di molto a seconda che Cavani parta (come credo) o resti.
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