Giocheremo per vincerle tutte le undici partite che restano, finché la matematica non ci condanna non ci fermeremo…. Questi ed altri ameni proclami dannunziani hanno riempito le pagine sportive dei quotidiani. Ma a Verona è suonata la sveglia. Una sveglia stridula e lancinante. Di quelle che ti fanno aprire bruscamente gli occhi sulla realtà. Il campionato del Napoli è finito. Anche se mancano ancora dieci partite. Questa la sensazione che ho ricavato ieri guardando la partita Chievo.-Napoli. Una squadra spompata. Inguardabile. Con le poche (due) stelle diventate pianeti già da vari incontri. E i pianeti diventati statiche montagnelle. Cerchiamo qui di descrivere con cruda onestà (pur sempre soggettiva) la situazione così come si è palesata ai nostri occhi. Purtroppo per gli azzurri nella parte determinante della stagione Cavani si è piantato. E da quattro o cinque partite non lo si può guardare. Non vince un contrasto. Non supera un uomo. Non azzecca un tiro. Egoista fino a diventare irritante. Sbaglia addirittura un rigore come un infame. Insomma un disastro. Tutto ciò con Hamsik lento e macchinoso, a tratti avulso dal gioco. Cosicché il Napoli appare incapace di dare fluidità alla manovra. Di produrre un embrione di organizzazione di gioco. Gli altri? Gli altri lo sappiamo. A parte Insigne, di cui parlerò dopo, sono operai. Possono portare la croce ma non sanno cantare. Ed alcuni come Maggio e Zuniga non hanno piú nemmeno la forza di portare la croce. In particolare Maggio servito da fermo può soltanto far danno. Lui va lanciato sulla corsa o è inutile. Ma il punto è che non corre più! In mezzo al campo Behrami deve soltanto randellare e lo fa come sempre. Ma i Walter Mazzarri scruta il cronometro al “Bentegodi” Prosegue il digiuno dell’attaccante di Salto: non segna dal 27 gennaio. A secco da sei partite di campionato più le due di Europa League Edinson Cavani atterrato da Dainelli per il rigore assegnato al Napoli VISTA DAL TIFOSO di Enzo Ghionni Per la Licata riscriviamo la geografia picchiatori sono vitali a fianco degli architetti. Altrimenti picchiano a vuoto. E il nostro architetto chi doveva essere? Di Hamsik abbiamo detto. E Inler più che un architetto è un modesto geometra. Gioca solo spezzoni di partita ormai. L’esatto contrario dell’uomo squadra che tutti noi sprovveduti tifosi pensavamo fosse. O dovesse essere. Ma lo sappiamo Mazzarri ama i Mazzieri e detesta i ragionatori. La difesa poi. Sul secondo gol Gamberini non mi é apparso irreprensibile. E neanche De Sanctis. Che non è apparso impeccabile anche sul primo gol da venticinque metri. Il portiere, diciamolo con chiarezza, non è immune da responsabilità in questo (lungo) periodo no del Napoli. E dà la sensazione di essere al capolinea (forse oltre il capolinea) di una gloriosa carriera. Infine, dulcis in fundo, veniamo ad Insigne. Giocatore a favore del quale mi sono speso. Chiedendone un impiego fisso. Convinto come ero che potesse regalarci il salto di qualità. Il punto è che i giocatori con le sue caratteristiche non conoscono vie di mezzo. O sono campioni o nullità. Non voglio, per carità di patria, dare un giudizio affrettato. Ma fino ad ora mi ha molto deluso. Quasi mai determinante. Non ha tenuta fisica sui novanta minuti. Segna pochissimo. E quando vede la porta lo fa con quei tiri che servono a far fare bella figura al portiere avversario. Certo qualche bell’assist… ma via troppo poco per una promessa che appariva destinata a ben altre glorie. Insomma aspettiamo ancora un poco ma il ragazzino probabilmente è stato un falso allarme…. Un discorso a parte merita la condizione atletica generale. Gli azzurri mi sono apparsi tutti, prime donne e comparse, privi di quella che vien detta brillantezza atletica. Che è altro dalla forza fisica. Dalla resistenza. È quella dote che ti consente sulla base dello scatto di arrivare primo sulla palla in due metri di spazio. Ecco questo mi ha molto sorpreso negli ultimi match del Napoli. Trovarlo del tutto privo di brillantezza. Che poi significa, in parole povere, arrivare sempre secondi sulla palla. Adesso la stagione si mette veramente male. A Verona più che la sconfitta (certamente cocente) mi ha colpito la temperie che sembrava si respirasse in campo. La temperie propria di una squadra in completo disarmo. E come farà un gruppo tanto sfatto a difendere il secondo posto da un Milan che appare stellare? E non è addirittura a rischio il posto in Champions? Mancano dieci partite alla fine del torneo. E la squadra a Verona è apparsa rinunciataria, svogliata, irrazionale. Ce la farà Mazzarri a scuotere gruppo? Questo l’argomento all’ordine del giorno. Se la squadra si squaglia e precipita dalle stelle alla stalla chi convincerà i Cavani e gli Hamsik a restare qui? A non cedere a sirene cariche di soldoni e in grado di garantire palcoscenici internazionali? Stiamo attenti. A Verona è suonato un campanello d’allarme per il presente ma ancor più per il futuro. E Mazzarri ti prego. Non te la cavare con frasi banali come quelle che hai detto a Sky «La palla non vuole entrare, abbiamo fatto tutto noi. Abbiamo preso gol al primo tiro come ci capita sempre a Verona. Il gruppo è unito, i ragazzi ci credono». Prima di concludere ho una curiosità da matematico. Prima di Verona la probabilità che il Napoli scavalcasse la Juve era più bassa del 13.42%. Dopo Verona è più bassa del 4.4%. Cioè quasi zero. Il calcolo è complesso da fare ma divertente.
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