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Trezeguet: “Mazzarri non mi ha voluto a Napoli”

Parla l'attaccante francese sul suo mancato trasferimento in maglia azzurra

Vista dai grattacieli affacciati sul mare di Abu Dhabi, la serie A agita sentimenti e ricordi. David Trezeguet ha la Juve nel cuore – 171 gol in dieci anni, un bel tratto di vita – ed è orgoglioso di ritrovarla in cima al campionato dopo stagioni di illusioni e di amarezze. Non è stupito, s’aspettava la rinascita: si fida di Antonio Conte con cui ha diviso lo spogliatoio, ritiene i nuovi acquisti indovinati, teme fra le rivali solo il Milan, giudica in crisi l’Inter e discontinuo il Napoli… Racconta, a proposito degli azzurri, la verità sulla querelle d’estate: aveva parlato con il presidente Aurelio De Laurentiis ed era felice di mettere a disposizione la sua esperienza, sembrava fatta ma Walter Mazzarri si è opposto, e solo a quel punto ha scelto di andare lontano…

David Trezeguet, come va negli Emirati?
«Molto bene, è un’avventura che mi entusiasma. Dopo aver giocato in Sudamerica e in Europa, sto scoprendo un calcio diverso e un mondo nuovo».

Nessuna nostalgia?
«Nei miei progetti iniziali, l’UAE Football League non c’era, però l’ho scelta dopo un’attenta riflessione e oggi sono davvero felice: devi adattarti a tante cose, a cominciare dal clima, ma la qualità della vita è alta e l’approccio allo sport stimolante».

Si spieghi…
«Qui non tiri banalmente gli ultimi calci, non stiracchi la carriera per divertirti ancora, non sei spinto nel vuoto da un buon ingaggio: qui contribuisci a far crescere un movimento. Hanno voglia di imparare e migliorarsi, anche pensando ai Mondiali, e si affidano a calciatori di valore ben lontani da tramonto: basti solo pensare a Grafite e Jimenez, senza dimenticare che attorno a loro ci sono tanti argentini e cileni. Per la stessa ragione, chiamano tecnici quotati: Walter Zenga, il grande Maradona».

Risultati?
«Positivi, benché ci sia ancora tanto da fare sul piano fisico, tecnico e tattico. Il cammino è lungo, però la strada è giusta…»

Una metafora cara ad Antonio Conte: com’è, a proposito, la Juve vista da laggiù?
«Una bella realtà: il redimento bianconero non mi stupisce»

Roba da indovini: attorno al progetto c’era fiducia, ma il primato se l’aspettavano in pochissimi…
«Dopo Calciopoli non era facile ritrovare certi equilibri, né per la società né per gli allenatori che si sono succeduti, però le mosse estive mi sono sembrate giuste sin dal primo istante».

Mosse di mercato?
«Esattamente: Pirlo possiede qualità ed esperienza, Vucinic ha grandi numeri e potrei fare tantissimi altri esempi. Ma era già valida la base su cui sono stati innestati i nuovi acquisti: guardate che prestazioni stanno offrendo Marchisio e Matri. Inoltre…».

Inoltre?
«Conte conosce benissimo l’ambiente: sa cosa significhi la Juve, sa cosa vogliono società e tifosi. E al di là del passato, è un ottimo allenatore: comparate la sua squadra con quelle delle ultime stagioni e vi accorgerete che c’è finalmente un’idea di gioco».

Basta tutto questo per tornare stabilmente ai vertici del campionato? Per puntare allo scudetto com’era naturale ai suoi tempi?
«Basta sì, perché le doti tecniche e caratteriali ci son tutte. E perché si può approfittare della situazione attorno: il Milan si è ripreso dopo una falsa partenza, ma l’Inter è in difficoltà e il Napoli altalenante».

A proposito di Napoli, vuol raccontarci la verità su questa estate? Secondo indiscrezioni di mercato, è stato a un passo dalla maglia azzurra…
«Proprio così. Dopo aver lasciato l’Herclules di Alicante, con un bilancio personale positivo ma in mezzo a tante vicissitudini, volevo un club importante e il Napoli era perfetto. Avevo fatto un discorso chiaro con il presidente ed ero entusiasta di poter mettere a disposizione la mia esperienza. Gli azzurri si ritrovavano per la prima volta ad affrontare insieme campionato e Champions, mentre io avevo già avuto la fortuna di dividermi tra le due manifestazioni: conoscendo le difficoltà mentali e non solo fisiche della gestione, avrei potuto dare una mano importante ai tre ragazzi là davanti. Eravamo d’accordo, invece…»

Invece?
«L’allenatore non ha voluto che si arrivasse fino in fondo: ha preferito alternative diverse, ha rinnovato fiducia a Lucarelli che conosceva da anni. Peccato, perché io e il Napoli avremmo potuto vivere insieme una bella storia: per me era una destinazione graditissima, ho sempre apprezzato il calore dei suoi tifosi».

E così ha dirottato sul Baniyas…
«Il progetto mi ha convinto e il buon impatto ha attenuato i rimpianti: ho firmato per un anno perché volevo guardarmi bene attorno, adesso l’idea è di andare avanti. Anche i miei familiari si trovano molto bene, vengono a trovarmi spesso e si sono innamorati del posto».

Lei è stato uno degli Invincibili bianconeri: sono rimasti solo Buffon e Del Piero e a fine stagione anche Alex andrà via…
«Nel calcio, come nella vita, arriva sempre un momento in cui devi lasciare il posto ad altri: noi abbiamo scritto pagine importanti di storia, è giusto che nuovi calciatori provino a fare lo stesso. Alessandro è un campione, un simbolo della Juve e rimarrà tale anche dopo l’addio, ma tutto ha un inizio e una fine…».

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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