Il Napoli in mimetica si nasconde così bene che non si trova più. Scomparsa la bella squadra che aveva steso Borussia Dortmund e Milan, ecco un gruppo scollato, forse distratto dai troppi complimenti e dal San Paolo esaurito come fosse una finale di Champions, certamente confuso da sei facce nuove rispetto al sacco di San Siro. Il risultato è una serata pessima e un 1-1 clamoroso contro un Sassuolo che, arrivato qui ultimo a 0 punti, un gol fatto e 15 subiti, non ruba nulla, anzi gioca meglio, con organizzazione, buona tecnica e uno Zaza travolgente. La bella reazione di una squadra che dopo 4 partite sembrava già in B fa così il paio con una brutta (ma magari utile) lezione per una squadra che sembrava già aver vinto tutto e invece, in un colpo solo, ritrova i vecchi fantasmi di una rosa inadeguata e della sindrome da piccole squadre. Il senso del match è stato che le novità introdotte da Di Francesco hanno funzionato meglio di quelle inventate da Benitez. Il Sassuolo, evidentemente scosso dallo 0-7 con l’Inter, si è presentato con grinta e un assetto nuovo: difesa a cinque, tre in mediana a intasare i 20 metri e Berardi a raccordare la manovra con Zaza punta, alla fine il migliore in campo. Chissà se Benitez l’aveva previsto oppure no. Resta il fatto che gli azzurri, con i 6 new-entry Cannavaro, Fernandez, Armero, Inler, Mertens e Pandev, ci hanno capito poco, illusi anche dal gol di Dzemaili al 15’ (splendido tiro al volo da 20 metri) che sembrava poter risolvere in anticipo ogni problema. Ma non è stato così. Il Sassuolo infatti, mai in ansia, ha pareggiato dopo appena 5’ con un magnifico diagonale incrociato di Zaza su assist di Kurtic figlio della genialità del bomber ma anche di tre errori gravi del Napoli: 1) la mediana che ha lasciato lo sloveno libero di portare palla; 2) Cannavaro troppo tenero in marcatura; 3) Reina non proprio al suo meglio nel posizionamento. Qui il Napoli non ha reagito come ci si sarebbe aspettato da una prima offesa dall’ultima. Due volte con Mertens (bravo Pegolo) e una con Hamsik (palla ciccata in area) si è avvicinata al gol, ma la manovra complessiva è proseguita lenta e faticosa, con Higuain solo e poco lucido, Pandev attorcigliato, Hamsik scolastico, i terzini latitanti e la mediana (poco filtrante senza Behrami a riposo) che esponeva la coppia inedita Fernandez-Cannavaro a troppi uno-contro-uno. È successo così che la (doppia) palla gol più clamorosa l’ha avuta il Sassuolo al 27’: Mesto sulla linea ha fermato Zaza, poi Reina ha parato su Laribi.
Brividi che non hanno scosso il Napoli, ancorato a uno sterile possesso palla oltre il 70%, interrotto da un guizzo al 10’ in cui Fernandez ha sparato addosso a Pegolo da un passo. Benitez ha tentato le carte Callejon e Insigne, ma i problemi sono rimasti identici, il Napoli si è via via allungato e al tramonto è stato Kurtic a impegnare Reina in una parata che ha evitato la beffa. Quando poi, poco dopo, Insigne ha sparato una delle «sue» punizioni sulla barriera è stato chiaro che oltre ieri il Napoli non poteva andare. Lo stop è grave: già fra 48 ore a Genova si capirà se è stato solo l’inciampo di una sera no oppure il segnale che forse di questo Napoli c’è ancora molto da capire
Fonte: Corriere della Sera.
La Redazione.
D.G.
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