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Tre anni dopo.. riflessioni sulla morte di Gabriele Sandri

Il 2007 è un anno significativo per il calcio italiano. Chi ha vissuto questo sport come un’esperienza quasi totalizzante, chi è appassionato al rito dello stadio e della domenica al seguito della propria squadra del cuore, non può non guardare a quell’anno come uno spartiacque importante. 

Il 2 Febbraio 2007 muore a Catania l’ispettore Raciti, durante gli scontri avvenuti a seguito del derby Catania-Palermo. Il mondo del calcio si scuote, le istituzioni decidono di usare le misure drastiche, si adeguano gli stadi per rispettare il decreto Amato. Arrivano i divieti di trasferta, le decisioni di Osservatorio e Casms, la stretta sulla violenza negli stadi si fa sentire e si respira l’aria della svolta. Il calcio italiano è sconvolto da un lungo periodo di transizione, che sta avendo una forte accelerazione solo in questa stagione con l’introduzione della tessera del tifoso. Il 2007 è segnato, però, anche da un altro evento; era l’11 Novembre  quando muore Gabriele Sandri, supporter laziale in viaggio verso Milano a seguire la sua squadra nella sfida contro l’Inter, tifoseria gemellata con la compagine biancoceleste. 

Tutto accade quando ad un autogrill nei pressi di Arezzo avvengono delle scaramucce tra Gabriele ed i suoi amici e dei tifosi juventini in viaggio verso Parma. Arriva l’allarme all’altro lato della carreggiata ed il poliziotto Luigi Spaccarotella spara a distanza, uccidendo Gabriele Sandri, un ragazzo di 28 anni.

La cronaca di quella giornata non la dimenticheremo mai: la triste ed assurda decisione di giocare le partite di quella giornata di campionato, tranne quella della Lazio per il rifiuto della compagine di Lotito, l’assalto in serata a Roma al Coni, nei pressi dell’Olimpico. Purtroppo nella storia di questo sport in Italia molte persone hanno perso la vita a causa del fenomeno della violenza negli stadi. Basta ricordare che qualche mese dopo, nel corso della stagione calcistica, il 30 Marzo 2008, è morto Matteo Bagnaresi, tifoso del Parma investito sempre nella piazzola di sosta di un altro maledetto autogrill, mentre si recava a Torino per seguire la sua squadra del cuore. Non bisogna mai dimenticare il tragico destino di tutte queste persone che hanno perso la vita dando sfogo alla loro passione e partire proprio da queste tragedie per interrogarsi e combattere la violenza. Serve però un giusto approccio; non bisogna isolare il calcio, come se fosse la radice di tutti i mali. L’aggressività che si respira intorno a questo “contenitore di tensioni” affonda la sua origine nel disagio sociale, nell’abbandono delle periferie, nelle difficoltà quotidiane della nostra società e nelle infiltrazioni criminali che spesso condizionano la vita da stadio. I media possono fare tanto, stimolando il dibattito per risolvere le problematiche del nostro calcio. Sono passati tre anni da quella assurda morte, il ricordo diffuso e l’indignazione generale per quella tragedia hanno aiutato la famiglia Sandri nella propria battaglia. Dopo tre anni, si è ottenuta una simbolica vittoria, con la targa posta sul luogo del delitto, l’autogrill nei pressi di Arezzo. Dal punto di vista legale, nella prima sentenza l’agente Spaccatorella è stato condannato per sei anni, ma il 1 Dicembre è previsto il processo d’appello.  In questa vicenda si gioca non solo un semplice procedimento penale, ma la consapevolezza che certe cose non devono più accadere e a questo dobbiamo contribuire tutti. Non è il desiderio di punizione o di vendetta che deve animare la discussione, ma il senso di giustizia che pretende la tutela delle persone da parte dello Stato e l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Clicca qui per vedere l’intervista al fratello di Gabriele Sandri andata oggi in onda a Sky Tg 24.

Ciro Troise

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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