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Tre anni del Matador: una storia azzurra lunga 104 reti

Praticamente perfetto: perché tre anni così, non si cancellano con un colpo di spugna o uno scatto d’ira popolare. Praticamente da amare: perché 104 reti, servite su un piatto di platino, rappresentano il sontuoso percorso d’un uomo che non ha negato nulla a quello stadio innamorato pazzo di lui. Praticamente unico: perché è stata la somma che ha contribuito a fare la differenza e in quel triennio ricco di magia è impossibile non andare a schiodare un fotogramma (ma come si fa con uno solo?) che non via abbia fatto schizzare dalla seggiola dello stadio o di casa vosta.

LO SHOW. Praticamente Edinson Cavani, el matad’or, in campo e fuori: perché 104 reti in poco più di mille giorni non li ha fatti nessuno – e nessuno li avrebbe previsti – e perché la gratitudine che (il) Napoli gli deve riconoscere è pure in quei 64milioni e 500mila euro serviti per ricostruire in lungo ed in largo una squadra che rischiava d’essere satura (o sazia) e che aveva bisogno di volti nuovi. Ma la sagoma di Edinson Cavani resta ed è complicato pensare che possa esserci in una fetta del San Paolo il desiderio di fischiarlo per manifesto tradimento: mai detto di volersi legare a vita ad una sola maglia; mai negato di sapere come possa andare il calcio (e anche la vita); mai sottrattosi ai suoi impegni professionali, neanche quando ormai era prossimo all’addio; mai un filo dietro il suo alto – esemplare – senso della professionalità; mai banale in campo, tant’è che adesso, per giocarci un po’, forse vi conviene andare a rivedere i suoi 104 gol e scegliere il più bello da una galleria impressionante.
CAPOLAVORI. Potreste ripensare alla volée di Utrecht in Europa League o alla mazzata da trenta metri con il Lecce al 94′ o al capolavoro quasi da “scorpione” nella tripletta alla Juventus o al colpo di testa contro la Steaua Bucarest al 93′ o magari ad una diavoleria, una delle tante, che Cavani ha saputo offrire a se stesso ed a Napoli in quel triennio ch’è una favola. Perché è stato lui l’autentico principe azzurro (del gol).
E girando da un video all’altro, da un gol all’altro, finireste per perdervi in ciò che a Napoli ha rappresentato un bomber secondo – statistiche alla mano – soltanto al più grande di tutti. Praticamente un semidio.

Fonte: Corriere dello Sport

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