Benitez e il Milan. Ora o mai più. Il manipolo di inseguitori in rosso e nero guarda il Napoli zoppicando dal basso del -5 in classifica dopo appena tre giornate. Rafa ora non può più indugiare, è il momento di calare la maschera: tentare ufficialmente il sovvertimento dei valori. Perché per la seconda volta in meno di sette mesi, il Napoli arriva a San Siro davanti al Milan in classifica. Non succedeva dagli anni di Maradona. Per spiccare il volo Rafa sa che bisogna battere il Milan, perché vuole aprire una stagione nuova.
Sarà una sfida epocale, sia per il Napoli che per Benitez: perché tra due sere al Meazza tutti vorranno dare un’occhiata alla storia che passa, si ferma, annusa l’aria e sceglie il suo cavaliere. Il nuovo o il vecchio? Intanto si sa che il vecchio segna il passo, non sembra più lui ed è già dietro a inseguire mentre gli azzurri di Benitez sono il nuovo che viaggia spedito, primo in classifica a punteggio pieno. E che va a Milano a giocare quello che per Rafa non è solo una sorta di derby (da ex interista) ma è probabilmente anche la gara a cui sono legate le sue emozioni calcistiche più estreme. Contro il Milan, infatti, ha guidato l’assalto del Liverpool in due finali di Champions: una fu una gioia immensa per Rafone (quella del 2005: da 0-3 a 3-3 e la Coppa vinta ai rigori), l’altra una mazzata tremenda (quella del 2007). Insomma, tra Rafa e la gloria spesso c’è di mezzo proprio il Milan.
Allegri lo ha già incontrato, il 14 novembre del 2010. Benitez sorriderà perfido ricordando la beffa di Ibrahimovic che segnò l’inizio della fine della sua avventura all’Inter. Un ko nel derby milanese che mise fine all’imbattibilità dell’Inter a San Siro, dopo due anni e otto mesi.
Forse perché ha affrontato il Milan così tante volte che ha deciso di concedere ai suoi giocatori un giorno di riposo in più: perché oggi il Napoli non si allenerà, secondo uno stile caro agli inglesi. A meno di 48 ore dalla supersfida contro Balotelli, gli azzurri saranno liberi di fare ciò che gli pare. «Dobbiamo lavorare ancora tanto, sappiamo di dover crescere», ha spiegato Rafa dopo aver battuto Klopp e l’armata giallonera. Già, ma la sfida col Milan si preparerà con tanto riposo. Perché ieri mattina, dopo un breve riscaldamento con il pallone, i giocatori si sono divisi in due gruppi. I reduci della Champions hanno fatto corsa e scarico, per gli altri un po’ di tattica e possesso palla, oltre a una partitella a porte piccole. Adesso si rivedranno tutti domattina a Castelvolturno per poi partire per Milano nel pomeriggio. Una svolta. Un rivoluzione alla Benitez.
La gara col Milan segna anche il ritorno a San Siro di Benitez: vi mise piede l’ultima volta il 28 novembre di tre anni fa (Inter-Parma 4-0). Non servì a nulla: un mese dopo si ritrovò messo alla porta con una coppa del Mondo per club conquistata in Giappone. Per la prima volta andrà a San Siro senza sentirsi addosso il fantasma di Mourinho che per 4 mesi lo ha perseguitato implacabilmente nel cuore di Massimo Moratti. E per Rafa non c’è mai stato scampo: se l’Inter vinceva era merito del suo ineguagliabile predecessore. Se perdeva, la colpa era dell’usurpatore, che aveva osato manomettere la macchina perfetta creata dal mai sufficientemente rimpianto Special One. Destino strano: con Mazzarri, invece, non è stato così. Forse perché Rafa ha imparato la lezione proprio all’Inter.
Ora Rafa si gode un Napoli tutto suo, reduce da una prestazione fantastica contro il Borussia che lo riempie di gioia. Intenzionato a lasciare la sua impronta sul Napoli. E sulla sua storia.
Fonte: Il Mattino.
La Redazione.
D.G.
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