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Trapattoni: «Punto tutto sul Napoli: Europa League e campionato»

«Azzurri partiti col piede giusto, unico handicap la pressione della piazza»

 Il ct dell’Irlanda sì che se ne intende di campionati da vincere e di coppe europee da alzare al cielo. Giovanni Trapattoni ha vinto tutto,ma proprio tutto,nei suoi 55 anni di carriera. Sia da allenatore che da giocatore. È un emigrante di lusso, contento di essere italiano, ma senza nostalgia.I trionfi, la faccia simpatica, la correttezza,non soltanto nei modi ma anche nei fatti, lo rendono amatissimo dai tifosi di tutto il mondo. Doti a cui si aggiunge la sua qualità principale che è la capacità di farsi capire ovunque, dalla Germania al Portogallo, perché, come una volta ha detto ArrigoSacchi, «non ha bisogno del traduttore nemmeno se tiene una conferenza a Tokyo o Pechino». Non è necessario che citi il gatto o la storiella del frate con il saio per capire che il Trap è in grande forma. «Io dico che il Napoli è una delle squadre favorite per lo scudetto, ma spero che per questo motivo Mazzarri non mi inserisca nell’elenco dei suoi nemici. Perché lo penso sul serio».

Trapattoni, perché mai il tecnico del Napoli dovrebbe avercela con lei?

«Perché non è facile allenare il Napoli. C’è un entusiasmo enorme intorno alla squadra e ai suoi giocatori. I tifosi azzurri sono stati sempre la forza trainante, l’elemento che spesso ha fatto e fa la differenza. La passione dei napoletani è unica. Ed io spessissimo l’ho pagata da avversario».

Poi altre volte rischia di fare la differenza al contrario.

«Già, magari pareggi una gara in casa e viene giù il mondo e si scatena la depressione. Il pericolo del Napoli è proprio questo. Come lo era negli anni ’70 e’80. E allora fa bene Mazzarri a tenere sempre tutti con i piedi per terra e cercare di puntare i riflettori da un’altra parte».

Nascondersi quest’anno, con un attacco così stellare, non è semplice però?

«È un campionato molto equilibrato, lo si è capito da queste primeg iornate. Il Napoli è partito con il piede giusto, sfruttando al meglio tutte le occasioni favorevoli offerte dal calendario».

Lasquadra da battere è comunque un’altra. Ed è la Juventus?

«Sì, per una questione di ”logica funzionale”. Mi spiego: i bianconeri hanno vinto lo scudetto, hanno una mentalità da sempre vincente e hanno ritoccato i reparti rinforzandosi con giocatori di grande calibro. Ma il Napoli è lì».

Chi altro c’è?

«Milan e Inter, non ci sono dubbi. Mi piace la Lazio che considero molto competitiva. La Roma ha bisogno di tempo per digerire la medicina Zeman. C’è equilibrio anche perché la Juventus ha la Champions e da quello che ho capito Conte quando potrà attuerà il famoso turn over soprattutto nelle gare di campionato».

L’Europa può essere un freno alle ambizioni-scudetto dei bianconeri?

«Tutti dicono che la Championsfa perdere terreno in campionato e per questo si creano rose molto ampie. Io credo che questo è vero solo dagli ottavi di finale in poi».

Mi sembra che lei non lo ami molto il turn over?

«Non lo capisco soprattutto all’inizio della stagione, quandole forze sono ancora fresche e i giocatori possono tranquillamente giocare anche ogni tre giorni. Ha un senso farlo a partire da febbraio-marzo».

L’Italia e la Champions: sembra un sognopensare a un trionfo italiano.

«Non è semplice.Mail nostro è un calcio pieno di risorse, capace di sorprendere quando uno meno se l’aspetta. Non a caso non c’è uno tecnico in Europa che non temi il Milan o la Juventus. Poi non dimenticate chi ha vinto lo scorso anno».

Il Napoli, invece, guida la pattuglia italiana in Europa League?

«E non c’è ombra di dubbio che deve prendervi parte con l’obiettivo di vincere. Guai a considerare questo come un trofeo di secondo piano.Anche perché a furia di snobbarlo l’Italia rischia di scivolare ancor più giù nel ranking Uefa. Giocare il giovedì è chiaramente un disagio. Ma anche in questo caso penso che diventi un problema dagli ottavi in poi. Non certo a inizio stagione».

Domani contro l’Aik Stoccolma giocherà Insigne dal primo minuto. Che ne pensa di questo enfant-prodige?

«Ho visto la freddezza con cui ha fatto gol al Parma: mi sembra un ragazzo giudizioso, l’ho sentito parlare credo che abbia la testa sulle spalle».

In 55 anni di calcio Trapattoni ha conosciuto centinaia di personaggi. A chi paragona Lorenzo?

«Mi ricorda per certi versi caratteriali il timido Sandrino Mazzola dei primi tempi: sempre composto, educato. Poi in campo nessuno riusciva a fermarlo».

A 21 anni ha già colpito anche il ct Prandelli.

«Se è bravo, l’età non deve essere un freno. Quello che conta è avere entusiasmo, coraggio, voglia di fare e di crescere. Tutte doti che, a vederlo in televisione,mi sembra abbia Insigne».

La nuova Italia punta molto sulle giovani leve.

«Mi pare che Prandelli stia valutando con attenzione molti giovani. Oggi nel calcio si fa strada soltanto se si riesce a essere Campioni, con la C maiuscola. Messi è Messi non soltanto perché è toccato dalla grazia».

Nella Juve lei mandava in campo insieme Platini, Boniek, Rossi e Bettega eppure dicevano che faceva catenaccio. Farebbe giocare insieme Pandev, Insigne, Cavani e Hamsik?

«Dipende dalla condizione fisica dei protagonisti. In linea di massima rispondo: perché no?».

Trapattoni, anche lei con l’Irlanda sta facendo come Prandelli?

«Sì e ne sono contento: ho vinto in Kazakistan facendo giocare per la prima volta giovani come Meyler, McCarthy, Brady e sono rimasto colpito dalla loro personalità. Adesso ci aspetta la gara con la Germania il mese prossimo: una sfida che mi emoziona ma che non mi mette paura perché come sempre giocheremo a testa alta».

Brucia ancora lo scippo di Henry che le ha negato il Sudafrica?

«Non ci penso più.Ma spero che la sorte adesso ci sorrida: in Brasile ci vorrei tanto andare e credo di avere una nazionale in grado di lottare per la qualificazione fino alla fine. Poi una volta lì spero di non ritrovarmi nel girone dell’Italia».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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