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Trapattoni: «Ho voglia d’Italia. Gli azzurri? Mai dire mai…»

«Conte e Mazzarri fanno finta di lamentarsi perché temono di non riuscirsi a migliorare»

Giovanni Trapattoni è una strana creatura senza tempo ma non preistorica, un pezzo di storia del calcio. L’eterno Trap è sempre lui, e il suo domani non cambia mai di una virgola. «Io voglio sempre vincere. Anche tornando ad allenare una squadra di serie A come il Napoli, perché no?».
Trapattoni, si candida?
«Tutti conoscono i miei motti. Sa come le rispondo? Mai dire mai nel calcio. E dico ai presidenti: non guardate la mia carta d’identità perché non dice quella che è la mia vera età».
L’Italia non era un Paese per vecchi?
«Nel calcio no. La moda del momento è quello di avere giovanissimi in panchina. I presidenti fanno bene, per carità, ma magari qualche vecchietto può dare ancora molto al calcio italiano».
La vera moda del momento è che nessun allenatore, da Conte a Mazzarri, da Allegri e Montella, sembra felice di stare dove sta.
«Fanno finta. I miei giovani colleghi hanno timore di non essere in grado di ripetersi. È un classico: ad agosto quando si parte non c’è mai una società che non voglia migliorarsi rispetto all’anno prima. E non è mica semplice…».
Mazzarri e Conte vogliono incidere di più sulle scelte di mercato.
«Fanno bene. I presidenti fanno spesso di testa propria e poi quando le cose non vanno bene se la prendono con gli allenatori».
Qual è la ricetta?
«L’avvocato Agnelli non aveva torto quasi mai. Una volta mi disse che non si deve vincere tutti gli anni, ma ogni due o tre stagioni bisogna raggiungere un obiettivo. Ho allenato grandi giocatori, sono loro a farti vincere».
E l’avvocato prendeva i giocatori che diceva lei?
«Io salivo su un aereo e volavo personalmente a casa del calciatore che volevo ingaggiare per convincerlo. Ora è diverso: ci sono troppi agenti e intermediari di mezzo e rischi di conoscere l’atleta solo il giorno della presentazione».
I presidenti di adesso non lasciano tanta carta bianca?
«Ma magari all’inizio ci provano a far contenti i propri allenatori poi devono ripiegare su obiettivi più alla portata, meno cari, con ingaggi più bassi. Fare l’allenatore significa anche avere tanta pazienza e comprensione».
Lei ne aveva?
«Volevo a tutti i costi Paolo Rossi quando esplose nel Vicenza di Farina. Ma l’avvocato mi chiamò e mi disse: ”Ho migliaia di cassaintegrati, non posso spendere tutti questi miliardi”. E lo portò alla Juve un anno dopo».
A proposito di Juve: ha aperto un ciclo?
«Beh, due scudetti consecutivi sono un bel traguardo. Ma il Napoli sarà una rivale sempre molto ostica perché ha un’anima e una personalità che in Europa pochi club hanno».
Trap, ha 74 anni compiuti. Davvero tornerebbe ad allenare in A? Pure sir Ferguson si è ritirato.
«Se si era stufato, ha fatto bene. Guardi, dire ”ai miei tempi” non ha senso, bisogna guardare sempre avanti. Ho sempre cercato di raccogliere il massimo, lavorando duro. A volte mi è andata bene, altre no. Se viene a casa mia vedrà che ho dvd di tutte le partite dell’ultimo weekend».
Quindi torna in Italia?
«Conosce il mio motto preferito? Mai dire mai».
Non era ”non dire gatto se non ce l’hai nel sacco…”?
«Anche questo è perfetto nel caso… ma intanto faccio il ct dell’Irlanda».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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