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Tra oggi e domani De Laurentiis incontrerà la squadra

Il presidente vuole caricare la squadra e tranquillizzare il tecnico per il futuro

Parliamone: con un sorriso sulle labbra, l’assoluta, indispensabile serenità utile nella tormenta e quel pizzico d’ironia che diviene il sale della verità. Parliamone: e ne parleranno, un giorno, forse il 20 maggio e forse anche prima, in quella sosta che potrebbe fungere da collante, e poi sarà dentro o fuori, con una stretta di mano per suggellare l’unione che darà forza alla continuità o con la rispettiva, sincera, gratitudine che ognuno dovrà all’altro per un quadriennio esemplare. Parlare: è un imperativo che sembra stagliarsi nella Pinetina di Castelvolturno, in quell’oasi – un po’ annuvolata – nella quale il Napoli si rinchiude, resa stavolta più frizzante dall’annuncio (sottovoce) che stia per arrivare De Laurentiis, in giornata o in alternativa venerdì, per spargere tranquillità come un anno fa, per indurre a continuare a credere in se stessi e senza lasciarsi coinvolgere da contraccolpi psicologici, per far sentire – pure fisicamente – la presenza della società, attraverso un’irruzione discreta del proprio presidente.

COME PRIMA – Un anno fa, quando Stamford Bridge restituì una squadra improvvisamente fragile, sopraffatta dalla malinconia e dalla tristezza, l’iniezione di fiducia fu immediata e autorevole: la regalò De Laurentiis in versione psicoterapeuta, offrendo la comprensione per quello stato d’animo e la spinta per ricostruirsi dentro. Fu Europa League, certo: ma sino alla penultima di campionato, furono emozioni vive, uno spalla a spalla per la Champions vanificato a Bologna, in una gara paradossale. Il tempo è un galantuomo ma le ferite – nel calcio – si riproducono: una sconfitta e quattro pareggi in campionato, con il Milan ormai a meno due ed il pericolo di sentirsi sfilare dalle dita il secondo posto. De Laurentiis è annunciato tra oggi e dopodomani: e, dovesse «atterrare», parlerebbe per depurare l’aria della tensione che s’è andata accumulando, per togliere pesantezza a quel clima vagamente opprimente.
E POI DOPO – Ma il futuro è adesso, in questo bimestre in cui bisognerà avere certezze per cominciare a progettare il Napoli attraverso una filosofia fondata sui programmi: Walter Mazzarri è la priorità, il depositario della verità sulla panchina, ma nell’attesa della fumata azzurra, è inevitabile lanciare sguardi sull’intero panorama, assumere informazioni su possibili (probabili) successori, argomentare tesi e teorie, eventualmente orientarsi e quindi stendere un piano per poter poi decidere senza scoprirsi in colpevole ritardo. Parlare, già: ad esempio di Stefano Pioli, del suo stile assai british, delle analogie con il calcio di Mazzarri, della sua capacità d’essere un ammazzagrandi – quest’anno: battuto il Napoli due volte; exploit a san Siro domenica sera; sconfitte assai più che dignitose in casa della Juventus e del Milan – della sua versatilità (difende a tre, lo faceva a quattro); della signorilità e però anche del carattere mostrato in situazioni complesse; della affidabilità mostrata nel gestire gli equilibri tattici – due punte e un trequartista – per non concedersi agli avversari, comunque studiati nei pregi e (soprattutto) nei difetti.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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