Farli o subirli? Non è un dilemma, ma solo questione di proporzioni. Perché se farne di più rispetto a quelli che entrano è regola basilare per provare ad andare lontano, va da sé che pure prenderne parecchi può generare apprensioni, delusioni. Perché poi alla fin fine bisogna sempre farne di più. La difesa del Napoli si potrebbe definire ballerina? Abbastanza, diremmo, non a naso ma alla luce delle statistiche, quelle che poi dovrebbero mettere tutti d’accordo. S’è notato in primis che il reparto arretrato dall’inizio della stagione ha funzionato (bene) solo a corrente alternata. E’ riuscito in talune occasioni (o periodi) a produrre prestazioni impeccabili, e quindi subire poco e niente, ma ha anche dato spesso idea di scarsa solidità, di elevata perforabilità. Insomma quella stabilità cercata sin dall’inizio, pare ancora latitare, e non si può d’altro canto affermare che Benitez tralasci la fase difensiva. Forse non ha ancora gli uomini adatti a far funzionale come si deve quella zona del suo modulo.
LE STATISTICHE – I numeri non sono di certo dalla parte degli azzurri che, in 20 giornate di campionato, hanno subito ben 22 gol, persino due in più di quella Fiorentina che segue a tre lunghezze. Quindi la peggior difesa fra le prime quattro, anche se va un po’ meglio se ci si riferisce al dato statistico casalingo. Al San Paolo solo otto gol subiti, due in più della Juve e alla pari con la Lazio. Riuscendo a preservare la porta con Bologna, Atalanta, Livorno, Torino e Samp, mentre in Champions è successo solo con l’Arsenal. In campionato a Fuorigrotta porta inviolata da metà dicembre (Napoli-Inter 4-2), mentre un mese dopo è arrivata la rete dall’Atalanta in Coppa Italia. Il divario, nel senso di differenza reti, è netto: molto meglio fra le mura amiche, con 23 fatte a fronte di 8 subite (15), fuori si riduce a 20 e 14 (6).
Fonte: Corriere dello Sport
