Uomo-squadra. E la definizione piace anche lui, specie se la squadra è il Napoli, quella che l’ha lanciato nel panorama calcistico mondiale, la stessa alla quale si è voluto legare a filo doppio fino al 2016. Marek Hamsik nel giro di un anno è passato da «re degli inserimenti» a «uomo ovunque». Una maturazione tecnica senza eguali: trequartista dietro ai due attaccanti; interno di sinistra in un centrocampo a cinque; o anche punta aggiunta in un tridente. Ed in più, con la vocazione al gol che sarebbe come la ciliegina sulla torta. In Europa, e forse al mondo, esistono pochi calciatori con le sue stesse caratteristiche, per giunta a venticinque anni compiuti da poco (il 27 luglio). Se fino a qualche anno fa veniva paragonato a Gerrard o Lampard, altri interni dotati di classe sopraffina, oggi alla luce della sua versatilità potrebbe essere avvicinato persino a Fabregas.
CON LA SAMP – La vittoria in casa dei doriani nasce da uno dei suoi inserimenti felici fronte alla porta. Hamsik riceve da Inler, induce al fallo Gastaldello cogliendolo di sorpresa con il movimento del corpo, offre a Cavani la possibilità di andare sul dischetto e centrare due obiettivi in uno: riscattare il penalty fallito con la Lazio e regalare al Napoli la quinta vittoria su sei gare di campionato consentendogli così di restare agganciato alla Juve al primo posto. Ma Hamsik non è nuovo a spunti del genere. Aveva sbloccato il risultato a Palermo trasformando in gol un servizio di Maggio; poi aveva ricambiato con un lancio di quaranta metri in occasione del raddoppio; inoltre aveva sfiorato con la cresta dei capelli il primo pallone finito alle spalle di Viviano contro la Fiorentina; infine aveva messo lo zampino sia nella vittoria sul Parma che in quella con la Lazio. Solo a Catania, il «Fabregas» del Napoli s’era smarrito, come del resto aveva perso la bussola tutta la squadra. Ma Mazzarri è più che soddisfatto del suo apporto, della sua intelligenza tattica, della sua maniera di partecipare alle due fasi di gioco. «Straordinario», ripete Mazzarri. E, infatti, Hamsik è maturato di anno in anno, grazie anche alla sua applicazione continua, fino a diventare il giocatore universale di oggi, oggetto dei desideri di più grandi club europei, perno intorno al quale sta per rilanciarsi anche la nazionale slovacca, fresca di cambio di guida tecnica dopo l’esclusione dagli ultimi Europei.
SENZA LAVEZZI – Paradossalmente la partenza di Lavezzi ha consentito ad Hamsik di poter sprigionare il suo talento anche in altre zone del campo. Dopo la cessione del Pocho , infatti, Mazzarri gli ha concesso molta più libertà di movimento dal centrocampo in su, un raggio di azione sicuramente più ampio e mansioni in campo che cambiano a secondo dei momenti della gara: centrocampista aggiunto in fase passiva, regista dietro le punte, terzo attaccante (a sinistra come a destra) nelle ripartenze. E oggi, se Cavani con i suoi gol sta mettendo le ali al Napoli, si può ben dire che Hamsik riesce ad offrire un apporto altrettanto determinante. Probabilmente perchè meno condizionato dal dover lanciare in profondità Lavezzi, o più libero di prendere iniziative sapendo di non dover servire esclusivamente il solito compagno. Sarà. Sta di fatto che lo slovacco, su cui Aurelio De Laurentiis e Pierpaolo Marino vollero scommettere una cifra che nessuno osò offrire all’epoca (cinque milioni e mezzo di euro per un ventenne dalla serie B), oggi rappresenta un gioiello più che prezioso per il Napoli di Mazzarri, nonché destinato a tornare in doppia cifra e a dare filo da torcere alla Juve del suo idolo, Pavel Nedved, per l’intero campionato. Inestimabile il suo valore attuale (peraltro non c’è clausola rescissoria nel contratto), così come sono campioni rari i vari Gerrard, Lampard e Fabregas.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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