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Totonno Juliano compie settant’anni. Quella sua ultima partita in Nazionale…

Le scelte "anti-napoletane" di Bernardini e quell'ultima partita contro l'Olanda

Totonno Juliano, cuore azzurro per tutta la vita, è prossimo ai 70 anni. Li compirà ufficialmente il primo gennaio.  Totonno è nato a San Giovanni a Teduccio il 26 dicembre del 1942 ma il padre pensò bene di registrarlo cinque giorni dopo. Mimmo Carratelli lo ha definito “ l’uomo nato due volte”. Bene, anche chi scrive si trova nell’identica situazione: nato il 19 dicembre, registrato il primo gennaio dell’anno successivo. Qualche anno dopo, però. Allora si usava e si poteva fare, oggi non più. Juliano ha avuto una carriera lunghissima. Ha partecipato a tre Mondiali ed ha anche vinto un Europeo (1968). Con la maglia azzurra gli è mancato solo lo scudetto. Come dirigente del Napoli due  perle: gli acquisti di Krol e Maradona. Avesse avuto maggiore preparazione scolastica, probabilmente lo avremmo trovato anche sulla scena nazionale. Di lui si è scritto e detto tutto in questi giorni. Difficile trovare un episodio sconosciuto. Mi ci provo, chiedendo scusa in anticipo ai lettori perchè la storiella che racconto mi  vede coinvolto in prima persona. Siamo nel 1974.  L’Italia è stata eliminata brutalmente ai Mondiali di Germania. Decisiva la sconfitta con la Polonia (2-1). I vecchi campioni -Gigi Riva, Mazzola, Rivera – vengono abbrustoliti sulla graticola delle critiche giornalistiche. Valcareggi, commissario tecnico, è  indicato come il maggiore responsabile della disfatta. Serve un immediato rinnovamento. E la Federcalcio si affida a Fulvio Bernardini, calciatore sommo, due scudetti da allenatore (Fiorentina e Bologna). Il nuovo ct inizia un paziente lavoro di ricucitura. Convoca tantissimi calciatori, li segue, li allena. Con un solo neo: non ripone alcuna fiducia nei calciatori del Napoli. Sono gli anni
di Luis Vinicio, la squadra azzurra fa faville, mostra un gioco delizioso e accattivante fino al punto di rischiare di vincere lo scudetto. Bernardini però non sembra accorgersene. Ignora totalmente i calciatori azzurri.  Chi scrive gli lancia strali fortissimi dalle colonne di Campania Sport, settimanale seguitissimo negli anni settanta, dedicato prevalentemente al calcio dilettantistico con qualche piccola vetrina sulla ribalta nazionale in occasione di eventi importanti come appunto la rifondazione della Nazionale. Critiche molto forti e, devo confessarlo, anche pesanti.. Campania sport usciva di martedi. Il giovedi mi reco  in redazione, nei locali della tipografia Lampo, allora di fianco al Conservatorio di San Pietro a Maiella, dove veniva stampato il giornale. Da premettere che Campania Sport veniva distribuito esclusivamente in Campania. Intorno alle 12 squilla il telefono. Dall’altro capo un signore che si presenta come Fulvio Bernardini, commissario tecnico della Nazionale. Ho un attimo di confusione, non riesco a capire se si tratti di scherzo o realtà. Ma come, il ct della Nazionale chiama me per confutare le critiche indirizzategli due giorni prima? E come ha letto l’articolo? Dove ha trovato il giornale? Quel giorno la Nazionale si radunava a Coverciano, il ct mi chiama da lì. Bernardini mi dice chiaro e tondo che sta pensando di querelarmi perché l’ho offeso anche sul piano personale. Dopo qualche attimo mi riprendo ed inizia una fitta discussione tra le parti. Gli ribadisco le mie critiche, almeno per la parte tecnica. Perché, gli obietto, non convoca Juliano, il miglior interno di quel periodo? E il mediano Orlandini, il fulcro del gioco di Vinicio, eccellente propositore di gioco? E ancora: come dimenticare quel Bruscolotti, miglior marcatore della serie A? E quel Salvatore Esposito, nativo di Rovigliano, che a centrocampo fa faville?  Insomma, la discussione va avanti per ua mezzoretta. Alla fine, pur chiedendogli scusa per aver ecceduto nei toni, ribadisco fermamente le mie convinzioni tecniche. Lo stesso fa Bernardini. Non sembra disposto a cambiare opinione. Mi obietta che Juliano ha già una certa età, Bruscolotti non è adatto alla Nazionale, Orlandini ha tante qualità ma non ha calcio, Esposito è valido ma  non va bene tatticamente. Una bocciatura su tutti i fronti.  Riporto le sue convinzioni in un’intervista per Lo Sport del Mezzogiorno, il settimanale del sabato diretto da Riccardo Cassero. Qualche giorno dopo riesco anche a sapere come Bernardini è entrato in possesso di una copia di Campania Sport. L’avevano portata a Coverciano i dirigenti del Succivo perché un loro giocatore era stato convocato, lo stesso giorno, sempre a Coverciano, per la Nazionale Dilettanti. Finito l’allenamento Bernardini aveva scorto la copia in mano ad un dirigente casertano e quindi l’aveva letta. Siamo a metà ottobre. Il 20 novembre è in programma Olanda-Italia a Rotterdam. Per i calciatori del Napoli sembra non esserci speranza alcuna. Replico a Fuffo anche su Campania Sport con un fondo dal titolo: Bernardini s’offende ma gli offesi siamo noi. Intendendo i meridionali in genere, anche nel calcio. Ed invece accade il miracolo. Alla vigilia della gara con l’Olanda, Bernardini fa dietrofront. Le critiche mossegli hanno probabilmente scavato un solco nelle sue convinzioni. La franca discussione avuta con lui gli ha fatto cambiare idea. Le convocazioni azzurre prevedono anche quelle di Juliano e Orlandini. Fuffo dimostra di avere almeno un merito. Quello di ascoltare la critica. Il 20 novembre l’Italia affronta i tulipani di Cruijff, Krol, Neskeens, Haan, Rep, Rensenbrink, battuti nella finale mondiale dalla Germania per 2-1. In quegli anni il calcio totale degli olandesi fa proseliti in tutto il mondo. L’Italia si schiera con Zoff, Rocca, Roggi, Orlandini, Morini, Zecchini, Causio, Juliano, Boninsegna, Antognioni, Anastasi. L’avvio è tutto di marca azzurra. Dopo soli cinque minuti va in gol Boninsegna. Ma quella gara è segnata. Fuffo ha commesso un errore decisivo. Affida Cruijff, il genio del calcio di quegli anni, a Orlandini, che è un mediano d’attacco. Dopo 20’ pareggia Rensenbrink, nella ripresa Cruijff decide la partita con due bellissime perle. Da quel momento Bernardini abbandona definitivamente la pista napoletana. Juliano non viene  più convocato, chiudendo così la sua carriera in azzurro. Orlandini nemmeno.  A me resta la consolazione di aver permesso a  Juliano di giocare l’ultima gara in azzurro al cospetto del grande Cruijff e della grande Olanda. Non so se Totonno da San Giovanni a Teduccio conosca questo retroscena. Se qualcuno glielo riferisce mi fa cosa gradita. E’ il mio regalo per i 70 anni.

Gregorio Di Micco

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