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Damiano Tommasi: «Torni a vincere la passione, non il business»

Il presidente dell’Aic: «Basta con i discorsi aziendali e ritroviamo l’entusiasmo»

«Il calcio deve recuperare il suo fascino, dando più importanza all’aspetto sportivo che a quello aziendale». È la ricetta di Damiano Tommasi – ex centrocampista della Roma e della Nazionale, da undici mesi presidente dell’Assocalciatori – per uscire da una crisi che rischia di essere devastante.

Dalle scommesse alle accuse di evasione fiscale nei confronti di 21 procuratori: il calcio è travolto dagli scandali.
«Dallo scorso giugno ci sono inchieste delle procure sulle partite. È una delle pagine più nere del calcio, ci sono state già condanne e attendiamo gli sviluppi dei prossimi processi. Noi non ci siamo nascosti, anzi vogliamo lavorare per migliorare il presente».

L’Aic ha realizzato un video sui rischi delle scommesse per un calciatore e lo sta mostrando nei ritiri di tutte le squadre.
«È la cronaca di questi giorni, di questi mesi, che ci ha spinto a realizzare il filmato. Noi siamo l’ultimo anello della catena e rischiamo pure di essere l’anello più debole, ma cerchiamo di reagire e di mandare un segnale forte, allontanando chi fa certe proposte e può inquinare il nostro mondo».

 Il forte indebitamento del calcio professionistico, superiore ai due miliardi e mezzo, è legato ai maxi-ingaggi dei calciatori?
«Quando si parla di problemi economici, spuntano gli ingaggi dei calciatori. Ma nessuno di noi ha una penna con la quale scrive la cifra sul contratto. Anzi, tanti sono stati i casi di contratti firmati in bianco. Bisognerebbe studiare a fondo i bilanci delle società, verificando se nel costo lavoro, accanto agli stipendi dei calciatori, vi siano commissioni o altro. Il punto è un altro. Fare calcio eleva lo status di un imprenditore, in una piccola piazza come in una metropoli, e per questo probabilmente si fanno spese forti, chiudendo con bilanci spesso in passivo».

Il 30 giugno scade il contratto con la Lega di serie A, quello che era stato prorogato di dodici mesi nella scorsa estate per far partire il campionato, e ancora non è iniziata la trattativa per il rinnovo.
«Ci sono tesi un po’ diverse sulla questione: le verificheremo prima di giugno. Bisognerà anche capire la funzionalità e l’effettiva rappresentatività della Lega di A».

 Lei dice: bisogna recuperare il fascino del calcio. È un’utopia?
«No, io credo che per tanti ragazzi il pallone sia ancora un gioco affascinante, lontano dagli scandali e dai discorsi sui guadagni dei calciatori. Per evitare che vi sia disamore dobbiamo restare con i piedi per terra, non sopravvalutando lo sport più importante d’Italia. Il calcio non è solo l’élite, ma sono anche i giovani che si avvicinano al nostro mondo carichi di entusiasmo».

Al di là di scandali e problemi economici, c’è il discorso tecnico che preoccupa: nessuna italiana nelle semifinali di Champions League e l’Italia dodicesima nel ranking Fifa.
«Dopo la vittoria dei Mondiali 2006 siamo andati in difficoltà, per fortuna questa Nazionale si è qualificata brillantemente per gli Europei e siamo in attesa dei suoi risultati. I club hanno mollato la presa in Europa, sono stati persi i tre posti più uno in Champions League e sarà difficile riconquistare certi livelli. Ci siamo un po’ distratti in questi anni e non abbiamo più pensato all’aspetto sportivo: dobbiamo tentare di riportarlo subito al centro dei nostri progetti».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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