Dentro o fuori: perché ora che il gioco si sta facendo duro, bisogna scegliere chi far giocare. E poi: testa o gambe; perché al netto del talento, nella tonnara delle sei ultime domeniche da Champions, bisogna valutare chi sta meglio psicologicamente e chi umanamente accusa qualche passaggio a vuoto. L’anno che verrà è in palio da Lecce in poi: o Champions – da afferrare attraverso un’impresa – o (comunque) Europa League, (già) garantita dalla finale di coppa Italia; la differenza è un saldo attivo sul bilancio, sulla politica aziendale e però anche sul prestigio d’un Napoli che vuole crederci, finché aritmetica non dica (eventualmente) il contrario. E allora: avanti, adagio, mescolando i «fratini», spostando un po’ le casacchine per confondere le idee, trasformando l’allenamento del venerdì pomeriggio in una «caccia al tenore» che potrebbe restar fuori per riprender fiato e riconsegnarlo al rush finale bello fresco e tonico.
RIECCOLI – Il turn over è annunciato dai rientri di Cannavaro, Zuniga e Britos, i tre ex squalificati che Mazzarri ritrova sulla «Via del Mare» e che può testare per capire dove e come intervenire, rispetto all’1-3 con l’Atalanta. Cannavaro c’è, indiscutibilmente: leader della difesa, la diga centrale da far assistere a destra da Campagnaro e a sinistra (quasi sicuramente) da Aronica, che però ha pure la capacità di fare l’esterno – il quarto di centrocampo, come si dice ora – e dunque in condizione di lasciare quella zona di competenza a Britos. Dettagli, in teoria: in pratica, la ricerca delle sicurezze smarrite nell’ultimo mese di campionato.
CENTROCAMPO – E’ ricomparso Zuniga, reduce dal raptus dell’Olimpico di Torino, due turni di stop e l’emergenza assoluta sugli esterni: va a destra, la sua dimensione naturale, e perlomeno risolve un problema nell’equilibrio tattico. Sull’altro versante, Dossena ha dimestichezza e l’affaticamento denunciato va monitorato: non dovesse avere la gamba giusta, Aronica rappresenterebbe la suturazione ideale per una corsia sulla quale il Lecce manda Cuadrado all’assalto. In mezzo, Gargano e Inler, di nuovo loro, sui quali Mazzarri ha fondato lo sviluppo della manovra e la controffensiva centrale agli avversari
LUI CHI E’? – Squadra che perde si ritocca: ma per esigenza e non per punizione, per ritrovare la spregiudicatezza perduta e non per cercare un capro espiatorio; per rispondere alle invocazioni del fisico provato da una stagione stressante. Lecce-Napoli è l’ultimo match che chiude un ciclo robusto e precede una settimana «tranquilla»: quale migliore occasione per rimescolare il tridente, eventualmente? La tentazione di irrobustire la struttura tra le linee o anche là davanti emerge dall’acquazzone che caratterizza la seduta ma i dubbi galleggiano ancora: Cavani è apparso provato, Hamsik s’è dovuto inventare due gare da mediano centrale e ha speso e soltanto Lavezzi sembra agile e scattante come (quasi) nei suoi giorni migliori. Non c’è Pandev e Vargas va dosato: dunque, si danza sulle percentuali e sulle ipotesi. Potrebbe uscire el Matador, con Lavezzi punta centrale e Hamsik e Dzemaili trequartista; potrebbe uscire Marekiaro, con Dzemaili a riprodurne il verso. Potrebbe essere un altro Napoli.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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