Il prossimo, l’Inghilterra di Hodgson, domenica sera a Kiev, sembra il più complicato avversario, dopo quello del debutto contro la Spagna a Danzica. «Ha un impianto collaudato. Anche noi, però, abbiamo i numeri da grande. Se continuiamo a lavorare così, possiamo essere competitivi contro chiunque». Prandelli, dopo aver saputo in serata dell’abbinamento nel quarto di finale, avverte i rivali. L’allenatore crede nel suo gruppo, a prescindere dal sistema di gioco. Che potrebbe anche cambiare ancora. Difesa a tre o a quattro, non bisogna soffermarsi troppo sulle posizioni. «Conta lo spirito: qui non sei mai solo, si condividono gioie e fatiche. Tutti aiutano il compagno quando sbaglia e nessuno va per conto suo. Il sacrificio e la disponibilità sono fondamentali almeno quanto la questione tattica e la qualità dei singoli».
Per vincere, però, per la prima volta nel 2012 e la prima in questo Europeo ha avuto bisogno dell’assetto delle qualificazioni. «Una squadra deve comunque avere un’impronta. Cerco sempre di confrontarmi con i miei giocatori, poi decido se cambiare modulo a seconda dell’avversaria. Sarà, però, sempre la mia Italia».
Racconta un retroscena, dopo la sconfitta con la Russia a Zurigo. «In quella gara, pur giocando con la linea a quattro, ho notato che inconsciamente in campo eravamo sistemati a tre per i movimenti che facevamo. Allora, nelle prime due gare, li ho assecondati per rasserenarli. Ma con De Rossi centrale e un centrocampista a sinistra non ci siamo certo difesi. Anzi, per certi versi abbiamo rischiato».
Valuta positivamente le tre gare della prima fase. «La nazionale merita un bel voto: sette. Tutti mi garantiscono il cento per cento. Abbiamo giocato bene contro i più forti del mondo: la Spagna vincerà ancora e noi siamo stati all’altezza. Contro la Croazia ho visto almeno un’ora di gran calcio, anche se potevamo mettere in discussione la qualificazione per un lancio. La sofferenza contro l’Irlanda, nazionale che non aveva nulla da perdere, ci può stare. Cosa normale. I primi 23’ sono stati brutti. Ma dopo abbiamo dato un segnale forte, costruendo occasioni da rete e arrivando in area avversaria con quattro-cinque uomini». In questo contesto elogia De Rossi: «Il migliore delle tre gare. Non era sprecato dietro. È giocatore universale. Sa leggere ogni situazione in partita. Anche in zona gol».
«Si parla più di lui che ha giocato venti minuti e non di tutto il resto». Prandelli, comunque, racconta Balotelli. «Un ragazzo d’oro e non un corpo estraneo: lui è così. Non mi piacciono le esultanze decise a tavolino, le emozioni devono essere spontanee. Molto dipende dal suo umore. Vive situazioni di disagio. Ma per diventare campione deve accettare critiche e panchina. E quanto gli chiede, in più, la squadra. Nessuno gli vuole del male, quando se ne accorgerà avremo davanti il campione. Io ero felice dopo il suo gol. Bello il gesto di Bonucci di tappargli la bocca: anche quello è spirito di squadra, è una forma di protezione. Ho avuto coraggio a farlo entrare. Calcolato, perché mi aspettavo la sua reazione. Quando è in difficoltà, tira fuori l’orgoglio». SuperMario, domenica sera a Kiev, dovrebbe essere di nuovo titolare.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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