Finalmente è finito, almeno per il momento: perché giocare a questi ritmi, partire e poi rialzarsi, svegliarsi e ricominciare, rimetter la palla al centro e poi ascoltare il triplice fischio di chiusura e immediatamente dopo ritrovarsi a viverne un’altra, è un massacro.
Il calcio del Terzo Millennio non fa sconti, si procede a ritmi da tour de force e serve rifugiarsi nel turn-over: Bratislava è già sfilata via, sembra persino lontanissima, eppure è passata soltanto ancora una notte e domani c’è il Torino e ci sono le condizioni dei singoli e teste piene di nozioni ma anche acido lattico sparso ovunque. L’alba è stata colta nella sua pienezza, sveglia ad orari insolito decollo ed alle dieci il Napoli è a Castel Volturno, fa quel che sa, quel che deve, e pensa a domani sera.
SI CAMBIA. Ovviamente, necessariamente e ovunque sia possibile: in difesa, per gradire, dove le certezze vanno aumentando (bene l’ultimo Britos) e la disponibilità diventa più ampia. Ora si può largheggiare e Albiol che ha recuperato può spingere persino Benitez a riflettere su Koulibaly, che le ha giocate tutte, che va crescendo, che ha un fisico bestiale ma certo non è una macchina: però, per il momento, la coppia di centrali di riferimento è composta da uno spagnolo e da un francese, poi si vedrà. Si vedrà, ad esempio, se Zuniga è in grado di riprendersi la fascia sinistra, mentre per la destra l’indiziato è Maggio, con Mesto che può avanzare pretese, dopo essersi presentato in Slovacchia.
UN UOMO FUORI. Tre uomini per due maglie: in mezzo, dove serve per far legna ma anche qualche idea, c’è ristrettezza, ma ci sono le personalità giuste per tentare di trovare l’equilibrio che chiede Benitez. La pole è di Walter Gargano, una sorta di totem della mediana, un millepiedi che va su chiunque respiri; ma sugli incontristi-registi non è mai il caso di sbilanciarsi, anche perché la combinazione Inler-David Lopez ha dato fusione eccellente.
Ma non c’è verso di modificare, in certe aree, il copione: da un anno, ormai, il braccio di ferro è sulla sinistra, lo portano in scena Insigne e Mertens, ormai duellanti di mestiere per prendersi la corsia di sinistra. Non è mai semplice capirci qualcosa, ma stavolta Insigne sembra un filino avanti, prossimo a Higuain, diciamo così…
Fonte: Corriere dello Sport
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