NAPOLI – L’allenatore e il medico, il tecnico e lo psicologo: perché ora, sulle panche, bisogna portar con sé altro ancora, le proprie conoscenze e le percezioni, le strategie tattiche e la capacità di leggere tra le pieghe dei muscoli. Si scrive Rafa e però si rivede il Napoli, con la propria identità e pure con le sue variabili «impazzite» dettate dal tempo che si vive, dalle sensazioni che s’avvertono, dalle esigenze da accettare: e ora che il calcio è «sin pausa», ma neppure una, si procede «sin prisa». Si (ri)gioca, eh sì: dal Porto al Torino e poi di nuovo al Porto e dentro quel vuoto di novantasei ore (circa), un contenitore così piccolo da essere insufficiente, bisogna infilare ogni dettaglio, la formazione e le modalità di comportamento, il sistema tattico e magari un filino d’introspezione psicologica. Tutta colpa di Freud, si potrebbe dire: perché l’Hamsik che si confessa a cuore aperto, nell’«Estadio do Dragao» (serenamente: «non so cosa mi succeda, questo non sono io, ma devo uscirne») , pur senza divenire un caso è un’analisi da affrontare, decidendo lucidamente tra minutaggio delle ultime settimane e appuntamenti sullo scadenzario, tra alternative utili alla causa e considerazioni sull’opportunità di far riposare. Comunque, un rompicapo.
CHI GIOCA – Poi entra in scena il cuscino, che sta pure per la solitudine di Benitez, che prima del Toro s’è concesso le riflessioni d’ordinanza, ha sistemato il librettino stagionale sul guanciale, ha rivissuto ciò ch’è stato, ha rielaborato ciò che sarà (tre gare in sei giorni, cinque in tredici e tra queste, con rispetto parlando, pure lo «spareggio» con il Porto e la Fiorentina e la Juventus) e poi s’è liberato: al Napoli verrà comunicato intorno alle quindici di oggi, ma immaginare che il dubbio sia Hamsik non è fantascienza. Semmai ci si può perdere immaginandone il sostituto. La prima ipotesi è collegata agli equilibri: Jorginho e Inler sono ristabiliti, e la mediana sarà loro; e pensare, allora, a Dzemaili tra le linee, mezz’ala un po’ ondivaga, che sta alle spalle di Higuain ma che va pure a dare un mano in fase di scivolamento, costituisce un’idea (perlomeno teoricamente) rassicurante. Altrimenti, si può osare: dentro, tutti assieme e pure appassionatamente, Callejon, Insigne e Mertens, con rotazione dettata dalle situazioni ma anche con il rischio di concedere troppo.
TURN OVER – Vada come vada, sarà controrivoluzione (annunciata) rispetto ad Oporto: un cambio in difesa, in mezzo, dove Fernandez è un filino, ma soltanto un filino, avanti a Britos; poi Reveillere a destra e Ghoulam a sinistra, con Albiol a fungere da leader di movimento d’un reparto che ha in Reina il più autorevole dei protagonisti. E’ nuova anche la cabina di regia ed anche l’interdizione, che la coppia Henrique-Behrami concede in eredità a Jorginho-Inler; e poi, tra le linee, vale quanto sopra, con ulteriori integrazioni: con Hamsik, ha possibilità di partire sin dall’inizio Insigne, altrimenti destinato al braccio di ferro con Mertens.
DOMINA MAREK – Però su Hamsik il ragionamento richiede la priorità: la fiducia è illimitata e non c’è ombra che s’allunghi sul capitano, semmai esiste il desiderio di tutelarlo, avendo dinnanzi un percorso complicato e faticoso: il Torino stasera nasconde difficoltà che Benitez ha ricordato nella vigilia pubblicamente silenziosa ma privatamente utilizzata per tener alta l’attenzione («mica facile giocare contro di loro…») e però poi sarà l’ora (e mezza) del Porto e della Fiorentina, del Catania e della Juventus. Perché è sempre il momento di Hamsik, però bisogna saper scegliere: l’allenatore e il medico, il tecnico e lo psicologo, dura la vita sulla panca…
Fonte: Corriere dello Sport
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