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Top player e vivai, il mix vincente

Il caporedattore Francesco De Luca per “Il Mattino”

Far rinviare alla Juve la festa per lo scudetto ampiamente meritato è lo sfizio che il Napoli s’è tolto sabato a Pescara, liquidando con i gol di Inler, Pandev e Dzemaili la squadra più debole del campionato. Ad ascoltare e leggere commenti, sembra che la notizia più importante l’altra sera sia stata appunto lo slittamento dei festeggiamenti dei bianconeri. Invece, il dato più significativo è quel +18 punti degli azzurri rispetto allo scorso campionato, è questa marcia sostenuta non soltanto dai gol di Cavani, ma anche da quelli di dieci compagni, come i centrocampisti svizzeri che mai avevano segnato tanto nella loro carriera. La forza del Napoli è in questo gruppo di ferro, esaltato da De Laurentiis e Mazzarri. Il presidente, ormai immerso nel futuro, lo ha fatto al solito con un tweet; l’allenatore, tradizionalista, nelle consuete interviste post-partita. Mazzarri ha saputo armonizzare la squadra e portarla all’altezza delle big in questi anni di lavoro e adesso il Napoli può legittimamente aspirare al salto di qualità. Pandev, uno dei più esperti e vincenti (era nella formidabile Inter del triplete), non ha fatto tanti giri di parole per individuare l’obiettivo per la prossima stagione.
Ma come si può colmare l’ultimo gap e aspirare allo scudetto? Con i top player che Mazzarri da due anni reclama sottovoce o con il progetto-giovani che propone De Laurentiis, indicando il modello del Borussia Dortmund? Il calcio italiano non è quello tedesco sotto il profilo di investimenti e programmazione. La nazionale tedesca arriva sempre sul podio perché può sfruttare l’immenso serbatoio che alimenta le rappresentative giovanili. Bisogna investire sui vivai e quello della Campania è ricchissimo. Circa due anni fa, dopo il trofeo Gamper al Nou Camp, il presidente ha visitato la «masia» del Barcellona, dove nascono e fioriscono i talenti blaugrana: investimenti, strutture e competenza sono le necessarie premesse per creare campioni, è questo il «sistema» da importare. Non è detto che la contrapposizione di filosofie tra De Laurentiis e Mazzarri spinga le parti ad interrompere il rapporto. La dialettica è crescita, i due uomini che governano la società e la squadra certamente non si mandano a dire le cose: al momento opportuno si confrontano e lo faranno in tempi brevissimi per capire se, al di là di durata ed entità economica del nuovo contratto, è possibile andare avanti per compiere il salto di qualità e puntare allo scudetto. Certo, c’è il nodo-Cavani da sciogliere. Tutti sono sostituibili, Mazzarri ha fatto riferimento alle vittorie ottenute in questa stagione senza Lavezzi ma Cavani non è Lavezzi: ha segnato 98 gol dal 2010, quanti altri attaccanti possono presentare queste medie? È vero, però, che il gioco di Mazzarri consente alle punte di segnare tanto: Lucarelli, Protti, Bianchi e Amoruso – tanto per citare quelli delle prime squadre allenate, Livorno e Reggina – hanno avuto percentuali altissime. I proventi della cessione di Cavani, se avverrà, dovranno essere reinvestiti per il rafforzamento della rosa e non soltanto dell’attacco. Perché è la squadra che vince”.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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