Il caporedatore Tony Iavarone per “Il Mattino”:
“Il pari del Napoli, deluso ma non rimpicciolito dalla partita col Milan , certo non esalta, tuttavia potrebbe fare buon sangue. «Far finta di essere sani» era il titolo di un memorabile spettacolo di Giorgio Gaber ed è divenuta la dicitura da appiccicare sulla Mazzarri band di queste ultime settimane. Al di sotto delle attese, per i motivi tanto dibattuti, il Napoli sembra lanciare segnali di ripresa a dispetto della stasi di risultati (solo e sempre pareggi). L’obiettivo era e resta – a costo di non fermarli quasi mai – riportare tutti i componenti dell’orchestra Napoli in condizione: è un buon proposito, ma intanto si lasciano molti punti per strada. Comunque, contro il Milan l’undici azzurro ha mantenuto il ritmo della gara, non brillando: e, per la verità – secondo molti osservatori – solo l’imprecisione di Robinho ha tenuto in bilico la gara. Mazzarri comunque ha scelto bene. Forse non è stato difficile: bastava dare sostanza alla mediana, iniziare con un contemplatore in meno (Inler) e inserire un mediano in più (Dzemaili). Nel finale con l’attaccante in più (Pandev) il Napoli ha tentato di approfittare dell’espulsione di Ibrahimovic, ma producendo poco.
Equilibri
Il deficit di condizione di Lavezzi s’è rivelato pesante: poiché la squadra si regge su equilibri precari e ieri l’attacco azzurro non era in giornata. Però, a differenza di Allegri, il nostro Mazzarri dispone d’una rosa tutt’altro che abbondante. Non può scegliere le paillettes e si affida ogni tanto alla sostanza. Consistenza usata ieri più per difendersi dal Milan che per batterlo.
Si conclude così la 22esima giornata. Il Napoli conferma il calo di rendimento in campionato (dodici punti in meno dell’anno scorso), a fronte d’una salda resistenza nelle coppe. Ma Mazzarri sta lavorando con intensità, in modo forse non particolarmente vistoso ma tale da ricostruire una progressiva fisionomia, infondere un temperamento, rilucidare un orgoglio.
I segnali
Insomma, nel Napoli si sono riviste una confortante grinta ed una sufficiente fase difensiva, mentre paradossalmente è mancata la capacità di battere i pugni sul tavolo quando le cose si sono messe a favore. Ad ogni modo, nessun de profundis. Occorre, anzi, studiare la reazione della compagine per decifrarne i reali obiettivi. La squadra è meno forte, particolarmente in difesa, quella che fu nel 2011 l’arma vincente. A centrocampo è grave lo smarrimento di Inler, mentre Dzemaili – il sostituto – presenta altre caratteristiche e maggiori lacune nella proposta del gioco. Ma fermiamoci un attimo proprio su Inler: sembra offuscato da un malessere interno che non si riesce a immaginare, o forse è semplicemente stanco, come tanti dei più attesi protagonisti, a partire dal Cavani di ieri. Altri non si sono quasi mai visti per infortunio o perché già spediti lontano (Donadel, Britos, l’ormai ex Santana). Giocare troppo e senza ottenere risultati allenta la concentrazione e d’altra parte siamo al discorso del cane che si morde la coda: chi fornisce maggiori garanzie è anche più richiesto (e più spremuto), con inevitabile calo nelle singole prestazioni”.
La Redazione
P.S.
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