Tony Iavarone per “Il Mattino”
“Timori sì, processi no: perché, in apparenza, non si registrano gravi danni. Allo 0-0 di Catania-Napoli fa eco lo 0-1 di Lazio-Genoa, dunque distanze mutate per il secondo posto e un primo chiarimento mercoledì in campionato. Certo, la Juve è al quarto successo ed è in testa. È imbattuta, sì, ma non mostra il passo della fuga definitiva. Così come, alle sue spalle, ancora non appare nessuno che disponga del fiato per raggiungerla e superarla di slancio.
Senza spinta
Al Napoli ieri è mancato un po’ tutto, a cominciare dall’abituale spinta sui lati. Alternare quattro punte, giocare in 11 contro 10 non è servito ad allargare la difesa del Catania. Per la Mazzarri band s’è trattato di un brusco risveglio dopo la festa contro il Parma e la Piedigrotta europea con quel 4-0 agli svedesi dell’Aik Solna. Qualche scricchiolio, tuttavia, s’era già avvertito in campionato: la roboante vittoria di domenica scorsa aveva sì coperto qualche peccatuccio, ma i problemi erano rimasti sul tavolo, tant’è che lo stesso Mazzarri li aveva additati «urbi et orbi». Tuttavia siamo alle scosse d’assestamento, comprensibili in una squadra che sta facendo molto e che aveva illuso sulla sua reale maturità nell’avvio di campionato. Giocare con un uomo in più rappresenta un vantaggio, anche se non sempre tutti sanno sfruttarlo e ieri il Napoli, a dimostrazione di come abbia interpretato male la partita, è rimasto a guardare sull’«uomo in più» iniziale.
La pagella
E in questa «lacuna» c’è la pagella alla squadra. Gli impegni ravvicinati, il caldo intenso (ieri si sono sfiorati i 40°), dieci contro undici possono essere attenuanti, d’accordo. Al Napoli attuale, però, non mancano giocatori in grado di indirizzare diversamente il match. Nullo Hamsik, Pandev a sua volta ha combinato pochissimo, Cavani s’è confuso col passare dei minuti. Il Napoli di ieri, come si usava all’oratorio, era convinto che grazie alla superiorità numerica aveva già vinto la gara. Invece non era e non sarà mai così, perché il risultato è frutto d’una squadra slegata, che ha denotato carenze in ogni reparto. Al di la del tabù (sempre risultati minimi a Catania) il Napoli aveva la partita più facile sulla carta, di quelle più temute dagli allenatori, perché a volte l’abbordabilità dell’avversario non trova conferma sul campo: e, del resto, anche i migliori possono perdersi in un bicchier d’acqua. Par di ascoltare una desolante musica di «vorrei ma non ci riesco». È chiaro che il Napoli ambirebbe a vincere sempre, ma come? Se ci sono partite con Zuniga e Maggio che si scordano il mestiere degli esterni? Mica facile. Il colombiano poi si sbatte di più, va veloce, anche troppo, ma ogni tanto incappa in un dérapage. Inler ha garantito una regia da pettirosso. Insomma, dopo un avvio illusorio, partita noiosa oltre ogni immaginazione. Campanello d’allarme che va còlto ed interpretato subito perché dopodomani è già campionato ed è sfida di vertice con la Lazio”.
La Redazione
P.S.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro