“C’è poco da fare o da aggiungere a quel bizzarro ed a volte malsano pensiero calcistico che ti fa sembrare la tua squadra irresistibile o debolissima, a seconda dello stato d’animo dettato dai risultati. Basta una scivolata, una sconfitta inopinata ed ecco che lo specchio deformante trasforma il tuo cigno in un anatroccolo brutto ed improponibile. Se poi lo specchio si riflette sul modo di sentirsi partecipi alle vicende della propria compagine, così come avviene a Napoli, beh, allora l’immagine della squadra del cuore si àltera ancora di più. Può bastare una sconfitta (la prima), sia pure imprevista, sia pure contro la Juventus, a farti balenare in testa il sospetto che bisogna buttar via il bambino con l’acqua sporca? Ovvero mettere in discussione tutto, cominciando dall’allenatore? E dimenticare la pioggia di consensi fin qui elargiti a Mazzarri, ai giocatori, a De Laurentiis? Il Napoli c’è perché parla la classifica: secondo posto e cinque punti e due vittorie in più rispetto all’anno scorso.
La prudenza
Certo, a Torino la squadra era frenata, ma di suo. Anche perché la prudenza nel calcio non è mai esaltante. La si può capire, e persino elogiare allorché conduce da qualche parte, ad un approdo conveniente. Quella esibita ieri, invece, ha prodotto una vittoria della Juve all’80’ per un erroraccio in difesa. Ma questo oggi è un discorso impopolare, perché magari la caccia al colpevole assicura senz’altro più fascino, maggiore appeal mediatico. Di sicuro, in questa storia di accuse e di indici puntati contro, si rischia l’autolesionismo. Perché ribaltare il tavolo dopo otto giornate di campionato farebbe ridere il mondo. Il tutto col treno (il Napoli) appena uscito di stazione, ma pure in movimento. Una volta si diceva: i conti si fanno alla fine. Bene, adesso si fanno all’inizio. È il New football, baby.
I razzisti
S’aggrava, intanto, la questione insulti e cattiverie varie negli stadi di calcio. Sabato, in quello luccicante (l’impianto) della Juve è salito alto nel cielo il solito coro di improperi e scelleratezze di vario genere contro i tifosi napoletani. Ebbene, ricordando che i cori razzisti costituiscono reato per il nostro ordinamento, vorremmo rivolgere un appello al giudice sportivo che di turpiloqui da stadio ne ha sentiti e letti tanti. Carissimo dottor Tosel, lei è in grado di distinguere la verità dalla versione di comodo. Se non scattassero sanzioni dovrà chiarire un piccolo mistero: perché? Forse delle offese non c’era traccia nel referto degli arbitri? E di chi è la colpa? Della strana acustica che in quella struttura non consente di udire il mentecatto che urla, talora a meno di tre metri dal suo bersaglio? Vogliamo augurarci che ciò non accadrà e che l’universo calcistico sfrutti l’occasione per dimostrare quanto siano divenute intollerabili situazioni così odiose. Con ogni probabilità, è quel che desidera la maggioranza della vasta platea di tifosi che segue questo sport”.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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