Ecco quanto oggi ha scritto sul Mattino Tony Iavarone:
“C’è un dato che infastidirà Walter Mazzarri: dal 2004 in avanti le squadre che stanno nel gruppo di testa dopo la quinta giornata hanno sempre vinto lo scudetto. Non gli dispiacerà invece sapere che il suo Napoli ha fatto meglio di quello di Reja, collega stimato che evoca scenari ambiziosi. Mazzarri è un tecnico realista, abituato a guardare avanti appena ha scavalcato un ostacolo, elevato o agevole che sia. Sa che le grandi tradizionali prima o poi si sveglieranno, ma quante? Una? Due? Tutte? È consapevole che il ragionamento sui punti preziosi però non decisivi è più appropriato per Di Carlo (mica male, il Chievo nel gruppo delle terze) o per altri, ma la compagine partenopea non può nascondersi. Certo, i tempi sono ancora prematuri per definirne il valore globale, comunque alto (in attesa di comprendere se le alternative sono di qualità). Non è lo squadrone che annienta la concorrenza, ma per la verità un undici imbattibile, al momento, non si vede in giro. Quella azzurra appare una formazione ordinata, motivata, che difficilmente perde la testa pur se a volte qualche attimo di sbandamento s’è registrato. D’altronde, per diventare temibili occorre un allenamento anche mentale.
Il campionato
Strano campionato, decisamente. Prendiamo l’Inter, 4 punti dopo 5 partite: altre cinque gare così e rischia di sprofondare. Guardiamo al Milan dei dolori e delle amnesie: è due punti sopra la zona B, ma pure cinque sotto il Napoli. Un Napoli che sabato a San Siro sembrava spuntato perché privo della fondamentale spinta di Cavani, e che tuttavia ha saputo tesaurizzare la forza dei gregari, capaci di colmare egregiamente la lacuna. Ad esempio, Christian Maggio ha giocato come sa, anche perché l’arbitro ha fischiato ogni intervento appena scorretto nei suoi confronti: potendo concentrarsi sul gioco, anziché invelenirsi col suo marcatore, l’esterno ha manovrato in crescendo, come dimostrano gli assist, il gol e il rigore procurato, oltre alla rete cercata con insistenza.
I gregari
Ispirata da un Maggio di queste proporzioni, ne ha beneficiato l’azione d’attacco. Non gli attaccanti, però, che al Meazza erano presenti in anima e non in corpo. Zuniga – che bomber non è – marcia a una media di rendimento rassicurante, spesso ha arretrato la posizione, ma s’è fatto trovare prontissimo sotto porta. Più di altri stanno brillando altresì Cannavaro, Gargano ed Aronica, puntualmente messi in dubbio dalla critica e da una frazione della tifoseria e che invece si rivelano sovente indispensabili. Il loro segreto, come quello degli altri titolarissimi – per dirla alla Mazzarri – è che si trovano in sincera sintonia con la fatica, perché si tratta di ragazzi che il sacrificio lo conoscono. Perciò tanta gente ne è innamorata e riempie gli stadi al loro passaggio”.
La Redazione
A.S.
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