Tony Iavarone per “Il Mattino”
“Tre partite giocate, nove punti. Il braccio di ferro tra Napoli e Juve è, per il momento, un procedere a braccetto. Ieri hanno vinto con l’identico punteggio: 3-1 la Juve al Genoa, stessi gol degli azzurri al Parma. Ma, pur se siamo ancora all’abbrivio del campionato, ogni giornata che passa è musica per Mazzarri ed i suoi. Due conferme: il Napoli è diventato l’università delle ripartenze, una volta si definiva contropiede e non è un’offesa ricordarlo. I micidiali giochi d’attacco ricordano la cavalleria lanciata ventre a terra; quei tre (Hamsik, Cavani e Pandev) veleggiano ormai a livelli altissimi e non solo fanno la differenza con gli avversari, ma portano in dono quel plusvalore di segnature che tiene il Napoli al riparo da un centrocampo e una difesa che sbandano pure quando non soffia un rèfolo di vento. Già, perché il luccichio della vittoria sul Parma nasconde in un cono d’ombra i peccatucci azzurri ancora irrisolti. Il Napoli ancora prende gol evitabili. Ed è un limite, che a lungo andare, ne potrebbe ostacolare il cammino. Tuttavia, poiché i due reparti in questione dispongono dell’opportunità di legittimare il proprio attuale assetto, niente è perduto. Andiamo a vedere perché: 1) molte reti subite sono opera di difensori e mediani arrivati sotto porta senza essere visti né marcati; 2) non scattano i meccanismi di chiusura a centrocampo. Si può ovviare, insistendo con la velocità e la determinazione.
Le amnesie
Insomma, oggi questo è un Napoli che riesce ad essere più forte delle proprie amnesie. E, mai come in questo momento, punta tutte le sue fiches sulle potenzialità offensive. Vi siete stropicciati gli occhi nel vedere un Pandev da calcio e show? Goran, undici anni dopo il suo avvento in Italia, resta un’icona. Un sogno venato di piccoli rimpianti. Un calciatore gentiluomo: splendente e pacato, genio e malinconia, un ballerino con l’arcobaleno nei piedi. Ieri ha innescato le manovre del Napoli, ha segnato, fatto segnare, contrastato e vinto. Pandev non è Lavezzi, ma si muove nel medesimo orizzonte se non più lontano, pur giocando spalle alla porta sa rifinire efficacemente e per di più segna e segna in scioltezza. E poi assist deliziosi e geniali, come quello che ha regalato al giovane Insigne il passaggio-gol e soprattutto un’emozione eterna: la prima rete in serie A.
Mazzarri, l’artefice
Ad annodare i fili di questo Napoli provvede il lavoro di Mazzarri il quale gli ha conferito un’identità tattica, ha trasmesso o restituito orgoglio di appartenenza. Il suo 3-5-2, che protegge di più la difesa, rappresenta non già un dettaglio tattico, bensì la ricetta che regala ogni domenica una squadra mai seduta e molto aggressiva, in particolare all’inizio di ogni tempo, e che produce una confortante mole di tiri in porta: pur se l’altro cruccio sono gli errori di mira, come ieri. Mazzarri fonda il proprio credo nella propensione ad imporre il proprio gioco e a non subire quello altrui. Il Napoli si presenta da sicuro protagonista, ma deve essere meno narciso in attacco: specchiarsi troppo sotto porta – come contro il Parma – risulta pericoloso.
Certo, ogni partita fa storia a sé, e gli azzurri hanno il diritto di festeggiare la terza vittoria, ma anche di chiedersi se non abbiano destato qualche preoccupazione di troppo”.
La Redazione
P.S.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro