Il progetto del nuovo San Paolo è già pronto: è il cuore di un quartiere, Fuorigrotta, che punta a rilanciarsi con un impianto più moderno che possa portare lavoro e investimenti, senza essere ostaggio delle partite di calcio. Il nuovo San Paolo, preliminarmente bisogna sottolinearlo, non esclude per nulla, anzi, un nuovo stadio in un’altra area della città.
Eccolo, il progetto. Porta la firma dell’ingegnere Gabriele La Pietra, capostaff di Pina Tommasielli, assessore allo Sport, che ha preso in carico l’onere e l’onore di far disegnare lo stadio che vuole non solo Fuorigrotta ma l’intera città e soprattutto Palazzo San Giacomo. Questo il modello. Un impianto multifunzionale che riqualifica l’intera zona occidentale. Non un semplice stadio per il calcio.
Vecchio e nuovo dunque non si escludono. Li accomuna il dato politico che l’amministrazione non tirerà fuori un euro. Chi vuole una casa nuova deve pagarsela, questo il concetto. Altrimenti aspetta che i proprietari facciano le loro legittime scelte. A breve partirà la manifestazione di interesse per lo stadio «dei prossimi 50 anni» intanto per l’impianto di Fuorigrotta esistono già il progetto e la previsione dell’impatto economico. Un project financing da 300 milioni che cambia l’intero quartiere, lo stadio sarà solo l’attrattore degli investimenti, la vetrina. Su Fuorigrotta ci sono i fari puntati di un paio di imprenditori nostrani e un paio di estrazione nordica. Tempi previsti per la realizzazione, dall’apertura del cantiere, 3 anni chiavi in mano. Tempi di ammortamento dell’investimento 8-10 anni. «L’ipotesi di elaborazione di un progetto complessivo di ristrutturazione del San Paolo – si legge nella relazione – nasce dall’improrogabile esigenza di ammodernare l’impianto sportivo per tre ragioni. Necessità di adeguamento funzionale e normativo agli standard europei; far fronte alle attuali condizioni fatiscenti della struttura; necessità di riqualificazione delle aree urbane circostanti». La domanda è: mentre ci sono i cantieri la squadra di calcio dove gioca? «Si costruirà prima di demolire si andrà avanti così e il Napoli non subirà disagi, c’è lo spazio per farlo» raccontano i tecnici. L’area oggetto di intervento è di 180mila metri quadrati. Gli azzurri continueranno a fare sognare i tifosi nonostante i cantieri, un po’ come accadde per Italia ’90, con maggiore raziocinio visti gli sviluppi della tecnologia da allora ad oggi.
Ma entriamo nel dettaglio del progetto. Il nuovo San Paolo avrà una capienza di 55-60mila posti, la pista di atletica rimarrà, solo per fini agonistici, non per competizioni. Nella sostanza si avranno gli spalti – nella distanza massima – a una decina di metri dal terreno di gioco. Gli interventi nell’arena partiranno «dalla nuova gradinata in continuità con l’anello superiore; smontaggio dell’intera struttura esistente e della copertura» che verrà sostituita con una nuova in policarbonato completamente ricoperta da pannelli solari. Lo stadio sarà autosufficiente a livello energetico ed eco-compatibile. Eliminato il terzo anello, in suo luogo, solo in corrispondenza della tribuna, un terzo anello: «Sky box che possono ospitare 15 persone ognuno, serviti da ascensori accessibili direttamente dai parcheggi sotterranei». Sotto le gradinate nuove volumetrie che dovranno contenere un «complesso multifunzionale con attività commerciali, ricettive, di svago, per il tempo libero. Un centro sportivo con piscine e un centro benessere, aree di ristorazione e il museo della squadra oltre allo shop della società». Un San Paolo nuovo di zecca. La rivoluzione è anche all’esterno con parcheggi interrati per 75mila metri quadri. E la riqualificazione delle aree circostanti, vale a dire eliminare finalmente il disordine urbano di Piazzale Tecchio ridotto a trincea di guerra. Verde attrezzato, con percorsi di jogging e spazi dedicati ai bambini. Una Fuorigrotta ridisegnata: tre edifici nuovi. Il primo tra l’attuale curva A e i distinti dove è previsto un albergo; in Piazzale D’Annunzio invece residenze, uffici, centri commerciali soprattutto; in via Claudio attrezzature pubbliche e residenze, per un totale di 40 nuove unità immobiliari. In primo piano il rispetto del dettato del Prg e del piano paesaggistico. La sinergia con la Mostra d’Oltremare sarà il perno di un autentico polo per il tempo libero e il commercio. La Mostra – in modo particolare – è già oggetto di importanti lavori di riqualificazione e ammodernamento.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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