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Tommasi: ”Lotito non è la risposta giusta dopo Italia-Svezia. La mia candidatura non è di protesta”

“Il quarto nome evidenzierebbe il perché non siamo andati al mondiale''

Damiano Tommasi, intervenuto ai microfoni di Sky Sport, ha discusso del momento sempre più delicato in Figc, dove l’elezione del successore di Tavecchio sembra essere ancora in un punto di stallo: “La candidatura non è la ricerca di un ruolo, ma cercare di dare la nostra impronta alla federazione e di uscire da una situazione che si è creata dopo l’eliminazione dal mondiale. Non è impossibile cambiare in tempi brevi, ma il mio obiettivo è creare le condizioni in cui lavorare per la federazione rappresenti l’ambizione di una vita, per far questo servono persone e idee, oltre che dare l’impressione di pensare più avanti rispetto al prossimo futuro.

Si prospetta quindi l’inserimento di una quarta candidatura, mentre si fanno i nomi di Albertini e del presidente di Lazio e Salernitana: “Lotito non è una soluzione impossibile da realizzare, ci ho parlato in privato e dice di avere le firme per presentare la propria candidatura, ma la risposta ad Italia-Svezia non deve essere questa per me. Albertini è un nome concreto non ricercato da altri, cerchiamo una persona che possa portare avanti il nostro programma che non per forza devo essere io, ma guardandoci intorno sembra che questo sia soltanto il nostro intento”.

Dopo aver dato la sua opinione sull’eventualità in cui si aggiungesse un nuovo candidato alla corsa alla presidenza – “Il quarto nome evidenzierebbe il perché non siamo andati al mondiale, ma in ogni caso ci auguriamo tutti che il 29 ci sia un presidente eletto che possa far ripartire la federazione”

Tommasi ha ribadito quali erano i suoi intenti alla presentazione del suo nome, primo tra gli attuali tre possibili presidenti – “Quando mi sono candidato ho pensato a quale risposta c’era da dare in quel momento, la nostra categoria ha sempre dato il suo contributo dal punto di vista tecnico e se il punto principale è ripartire dai giovani non potevamo non proporci. Ho avvertito che la via unitaria era difficile da percorrere e per questo mi sono candidato il prima possibile, per non far passare l’idea che fosse una candidatura di protesta. L’impresa da fare per essere eletti è culturale, sento dirmi da troppe parti sindacalista e sappiamo bene che non è così, voglio portare le mie idee a prescindere dal ruolo a cui ero legato in precedenza. Se l’idea di base fosse che la Figc tornasse a parlare prima di calcio ne gioverebbero tutti”

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