La giovanissima squadra di Salisburgo era stata definita “eccitante” da Aurelio De Laurentiis. Di eccitante, dopo ieri sera, per il Napoli c’è tanto. Anzitutto, il risultato e quello che comporta per il passaggio del girone: con i tre punti di ieri gli azzurri sono sostanzialmente padroni del proprio destino. Battendo gli austriaci e il Genk al San Paolo la qualificazione sarebbe certa. Poi c’è il modo in cui il risultato è arrivato. Un 3-2 immediato, sull’asse dei “piccoletti”, con Lorenzo Insigne di nuovo protagonista in campo e non per qualche polemica. La “scaramuccia” (in questo caso, parole di Ancelotti) è alle spalle: l’esclusione di ieri è stata tecnica, non dovuta ad altro. L’ingresso, il gol, l’esultanza sono stati fattori che hanno reso memorabili la prestazione del numero 24, capitano anche senza esserlo dal primo minuto, decisivo in Champions.
Può essere la gara della svolta. Un po’, banalmente, perché non è un caso che in trasferta il Napoli di Ancelotti non avesse mai vinto in Champions League: è questione di maturità, e gli azzurri l’hanno acquisita non abbattendosi, ma anzi demolendo l’avversario, dopo il 2-2. Un po’ perché si è vista l’unità del gruppo, ritrovata o mai persa: le immagini degli abbracci, non solo di quello di Insigne ad Ancelotti, di tutta la squadra sono lo spot migliore per la squadra azzurra. Per mandare “fuori” il messaggio che il Napoli è unito, compatto e diretto verso un unico obiettivo.
Un paio di spine tecniche. In questo quadro, anche considerando che siamo ancora a inizio stagione, ci sono anche delle questioni da affrontare. Prima quelle di campo: gli automatismi sono ancora da trovare. A centrocampo anzitutto: Ancelotti ha variato in corso d’opera le posizioni di Fabian e Zielinski, senza che le prestazioni dei due (specie del polacco) registrassero un impatto. Molto (quasi tutto) hanno dovuto farlo Callejon e Allan, cioè la cara vecchia guardia che bene o male non molla un colpo. Poi Hirving Lozano: Ancelotti s’è detto soddisfatto, ma dal messicano ci si aspettano i gol, o almeno qualcosa un po’ di incisività offensiva in più. Infine, tornando agli automatismi, quelli della difesa: Malcuit è stato catastrofico se attaccato. E se Sebastiano Luperto offre quella che probabilmente è la miglior prestazione di un difensore centrale del Napoli in questa stagione, qualche dubbio in generale viene.
Poi i nodi di mercato. Zlatan Ibrahimovic lo lasciamo a Los Angeles, per il momento. A Napoli c’è Dries Mertens, il leader dei “vecchietti”, con Callejon e Insigne, ancora una volta decisivi. Il futuro del belga, come quello dello spagnolo, è appeso a una trattativa fin qui molto mediatica. Da oggi qualsiasi giorno diventerà buono per capirne qualcosa in più, ma la sensazione è che il Napoli stia trascinando una questione irrisolvibile. Prestazioni come quella di ieri sera alzano il potere contrattuale di Dries, e d’altra parte aiutano anche la squadra: difficile non venirgli incontro. L’assenza di Faouzi Ghoulam in Austria è infine rimasta un piccolo mistero: è infortunato? È fuori forma? C’è altro? Il Napoli si sveglia sorridente dopo i tre punti della Red Bull Arena. E forse la gara di ieri può davvero mettere le ali ai partenopei. Ma i margini di miglioramento, sono, in ultima analisi, ampi.
Fonte: Tmw
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